di Rosario Coluccia
L’articolo del 4 luglio, in cui invitavo a non esaltarsi per i voti lusinghieri che gli studenti meridionali (Puglia in testa) riportano agli esami di maturità, ha suscitato molte reazioni. Chiedevo. Quei voti testimoniano un’eccellenza reale? Come si spiegherebbe allora la consistente percentuale di studenti che, secondo le dichiarazioni ripetute e allarmate degli stessi professori, hanno difficoltà a utilizzare correttamente l’italiano e a interpretare testi semplici, anche al termine del corso di studi? Possiamo prendere per buoni senza batter ciglio i risultati ottenuti dalla V A del Liceo Classico «V. Linares» di Licata (su 14 alunni, 7 hanno ottenuto il punteggio massimo di 100/100 e 4 anche la lode) e dalla V F del Liceo Scientifico «E. Fermi» di Aversa (su 25 studenti, 11 hanno avuto 100 e 4 anche la lode)? Non siamo forse in presenza, in questi e in molti altri casi, di forme di malintesa generosità in vario modo motivata? Siamo sicuri che valutazioni gonfiate, che occultano insoddisfacenti livelli di preparazione, fanno il bene del Sud? Non dovremmo finirla di gloriarci dei voti e decidere invece di puntare ad un miglioramento reale della qualità dell’istruzione, con studenti all’altezza delle esigenze della società moderna? Concludevo. Al Sud come al Nord servono investimenti strutturali (edifici, biblioteche e laboratori), professori impegnati e studenti motivati.
Com’è naturale, reazioni son venute in particolare dai professori, i più interessati ad una scuola di qualità. Tra le tante ricevute, scelgo una lettera della prof. Giordana Conversano, che scrive cose condivise da altri docenti. Ne riproduco poche righe: «Noto tanta stanchezza e solitudine nelle scuole, lasciate sole a combattere i “mali del mondo” (dal riscaldamento globale alla ludopatia, dal cyberbullismo ai disturbi alimentari e via dicendo). […] La consueta altalena estiva e massmediatica tra allarmismo (Invalsi) e trionfalismo (lodi) non fa bene a chi quotidianamente e silenziosamente lotta contro un sistema burocratizzato che spesso ostacola il raggiungimento degli obiettivi. […] Inutile lagnarsi dei risultati Invalsi se poi non si dotano le scuole di biblioteche, se non si fanno arrivare i libri nelle case in cui mancano, se non si investe in modo sistematico nella promozione della lettura. […] I dati sulla povertà dei ragazzi (economica ed educativa), sul numero dei lettori, sull’abbandono scolastico, sulla disoccupazione giovanile narrano tutti la stessa storia: il fallimento dello Stato nel rimuovere gli ostacoli materiali e morali per la realizzazione di una piena uguaglianza». Il prof. Ciro Buccoliero constata: «Purtroppo la scuola in Italia è uscita fuori dal radar della politica e degli investimenti».