di Guglielmo Forges Davanzati
Il boomerang dei tagli
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 29 maggio 2011]
Il “Piano Nazionale delle Riforme”, messo a punto dal Ministro Tremonti, conferma e accentua la linea di ‘austerità’ che l’Italia, come la gran parte dei Paesi europei, ha seguito negli ultimi anni. A fronte della più grave crisi economica degli ultimi ottanta anni, si prospettano ulteriori riduzioni della spesa pubblica, che, combinate con l’aumento dei tassi di interesse BCE, non potranno che generare esiti esiziali per lo sviluppo economico e la coesione sociale del Paese e, ancor di più, per il Mezzogiorno. Il deficit pubblico dovrebbe essere ridotto dall’attuale 2.7% sul PIL allo 0.2% in due anni. Il che significa ulteriore riduzione della spesa pubblica combinata con eventuali aumenti dell’imposizione fiscale. Per recuperare le risorse necessarie al risanamento della finanza pubblica, occorrerà reperire circa 40 miliardi di euro, pari a quasi 2.8 punti del Pil, nel biennio 2013-2014. Minori spese che si sommano ai tagli di circa 12 miliardi l’anno realizzati fra il 2008 e il 2010. Gli investimenti pubblici (in particolare per infrastrutture e trasporti) si sono ridotti, nell’ultimo biennio, da 38 miliardi di euro a 27 miliardi di euro.
Si stima che la riduzione della spesa pubblica nell’ultimo biennio ha determinato un minor tasso di crescita di circa l’1% rispetto a quello che si sarebbe potuto ottenere con spesa pubblica ferma ai valori precedenti la crisi.
L’irrazionalità di questa linea di politica economica – evidenziata anche da autorevoli esponenti di Confindustria – si rileva in due considerazioni.