Il pastorello e la viola

di Evgenij Permjak



François Joseph Guiguet, Ragazza che suona il violino, 1914 – (Collezione privata).

Lei nacque nella bottega di un falegname-melomane di uno sperduto villaggio. La sua bellezza faceva stupire persino i grandi maestri liutai. Si diceva che il falegname avesse soffiato la propria anima all’interno del suo corpo, per farle avere il suono vivo e la splendida voce.

Ogni persona che passava nei pressi della bottega del falegname non riusciva a non fermarsi per ascoltare la sua stupenda voce, mentre cantava del cielo e del sole, del bosco e dei ruscelli ciarlieri, dei campi dorati e delle fioriture dei giardini del suo natio villaggio ceco.

Per ascoltarla si mettevano a tacere gli uccellini canterini. Soltanto il miglior usignolo di tutti gli usignoli del circondario ardiva, a volte, di farle eco con il suo canto. Le toccò, però, l’infausta sorte di finire nelle mani di un Asino che si finse un musicista.

L’Asino si presentò come apprendista, ma, alla morte del falegname solitario, si impossessò di tutti i beni del maestro, fra cui la stupenda Viola.

Un destino tremendo. Obbligando Viola a suonare i valzer dei cani, le rapsodie dei ciucci, i galoppi dei ronzini, l’Asino la fece diventare presto irriconoscibile. Le sue corde finissime e melodiose si resero simili a scompigliati lacci di scarpe. La tavola armonica si ricoprì di brutte scalfitture e di macchie. La sua cordiera da un bel colore nero divenne tutta grigia. I piroli traballanti si allentarono da matti. L’Asino arrivò persino a suonarla come l’ultima delle balalajke, completando con ciò la sua devastazione.

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