***
Mala tempora currunt
Che cosa di peggio mi devo
aspettare?
Mi colgano tremende coliche
renali!
Quali turpi peccati dovrò
scontare?
I Cinque Stelle sono andati al
potere:
ratapierni e fistole mi
perseguitino
se bel bello, col suo morbido
sedere,
a Palazzo Chigi, un abietto grillino,
slombato se ne sta, molle e
proclive,
come un antico romano sul
triclino.
Quid est, Catulle, quid moraris
emori?
Il Satirico entra
nell’agone politico contemporaneo e se la prende coi Cinque Stelle, considerati
come i parvenu della politica nostrana. Sembra di leggere Catullo che vorrebbe
morire (vedi il titolo di questo commento tratto da Catullo, carme 52: Che c’è,
Catullo, che aspetti a morire?) piuttosto che vedere certe scene: una nullità
seduta su uno degli scranni più alti del potere civile. Da notare quel ratapierni,
sostantivo dialettale che indica i guai (es.: m’hai dati nu saccu te
ratapierni! che equivale a Mi hai dato un sacco di guai!).
***
Diffututa mentula
Vedi il mio numero ma non è carino:
perché non rispondi al
telefonino?
Ti senti un grande, intoccabile e
forte?
Minchia smidollata, ti auguro la
morte!
Minchia smidollata
Minchia smidollata va
bene come traduzione del titolo di questa poesia, essendo la mentula termine
latino che designa l’organo sessuale maschile e l’aggettivo latino diffututus significando lo stato di chi
è stanco e sfinito da
una smodata attività sessuale. Il riferimento a Catullo e alle poesie che
riguardano Mamurra (Carmi 94, 105, 114,
115) si adatta bene a quei personaggi che si credono importanti e non
rispondono al cellulare per attestare la loro importanza. Da me intervistato,
l’autore, nelle vesti del Satirico, se ne è uscito con un’espressione
dialettale davvero icastica, che mi piace riportare: “Suntu sulu cazzi chini te
acqua!”. A costoro il Satirico non si perita di augurare la morte! Non sarei
arrivato a tanto, mi sarei limitato a non cercare certi soggetti al telefono né
altrove. Ma io non sono il Satirico, ma solo il suo commentatore e quindi mi
scuso per il commento improprio.
***
Mena, Nena, Lena
Nomina sunt…ti ha tradito il tuo nome, Lena,
ché Filomena
in vari modi si può accorciare
ma tu hai
scelto proprio quello della mezzana.
Con arti
magiche, come la Canidia oraziana,
spergiura,
pendaglio da forca e meschina,
ti sei
insinuata viscida, da vera ruffiana,
fra il letto
e la mia sgualdrina, ch’è troppo buona,
e con abboccamenti,
menzogne e allettamenti,
alfine l’hai
spinta a tradirmi, trista battona.
Quanto ti
paga, dimmi, quel fottuto Gastone
perché tu mi
rapisca la preda, corrotta lenona,
e la porti
disarmata da quel minchione?
Ma, da che è
mondo, c’è un prezzo su ogni cartello
e io ti darò
di più, Sàgana, perché con veleni colchici
faccia fuori
lui e mi restituisca lei con un tranello.
Una
mezzana
Nomina sunt consequentia rerum, come volle Giustiniano nelle sue Istitutioni
II, 7, 3, sì, ma bisogna stare attenti. Il nome Filomena non significa
solo “colei che ama il canto”, ma si può accorciare in Mena, Nena, Lena, come da titolo. Qui Filomena è Lena (leno, lenonis
in latino vuol dire magnaccia), una mezzana, che ha portato via al
Satirico la sua donna per consegnarla ad un “minchione”, un Gastone di
petroliniana memoria (rivedilo nell’ottima interpretazione di Gigi Proietti: https://www.youtube.com/watch?v=DrnC_Om_u0s).
Il Satirico è infuriato ed è disposto a pagare di più la lenona pur di riavere
la sua donna. Chiari i riferimenti ad Orazio, Epodo V (Canidia e Sàgana, due
streghe).
Saturae VII
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Mala tempora currunt
Che cosa di peggio mi devo aspettare?
Mi colgano tremende coliche renali!
Quali turpi peccati dovrò scontare?
I Cinque Stelle sono andati al potere:
ratapierni e fistole mi perseguitino
se bel bello, col suo morbido sedere,
a Palazzo Chigi, un abietto grillino,
slombato se ne sta, molle e proclive,
come un antico romano sul triclino.
Quid est, Catulle, quid moraris emori?
Il Satirico entra nell’agone politico contemporaneo e se la prende coi Cinque Stelle, considerati come i parvenu della politica nostrana. Sembra di leggere Catullo che vorrebbe morire (vedi il titolo di questo commento tratto da Catullo, carme 52: Che c’è, Catullo, che aspetti a morire?) piuttosto che vedere certe scene: una nullità seduta su uno degli scranni più alti del potere civile. Da notare quel ratapierni, sostantivo dialettale che indica i guai (es.: m’hai dati nu saccu te ratapierni! che equivale a Mi hai dato un sacco di guai!).
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Diffututa mentula
Vedi il mio numero ma non è carino:
perché non rispondi al telefonino?
Ti senti un grande, intoccabile e forte?
Minchia smidollata, ti auguro la morte!
Minchia smidollata
Minchia smidollata va bene come traduzione del titolo di questa poesia, essendo la mentula termine latino che designa l’organo sessuale maschile e l’aggettivo latino diffututus significando lo stato di chi è stanco e sfinito da una smodata attività sessuale. Il riferimento a Catullo e alle poesie che riguardano Mamurra (Carmi 94, 105, 114, 115) si adatta bene a quei personaggi che si credono importanti e non rispondono al cellulare per attestare la loro importanza. Da me intervistato, l’autore, nelle vesti del Satirico, se ne è uscito con un’espressione dialettale davvero icastica, che mi piace riportare: “Suntu sulu cazzi chini te acqua!”. A costoro il Satirico non si perita di augurare la morte! Non sarei arrivato a tanto, mi sarei limitato a non cercare certi soggetti al telefono né altrove. Ma io non sono il Satirico, ma solo il suo commentatore e quindi mi scuso per il commento improprio.
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Mena, Nena, Lena
Nomina sunt…ti ha tradito il tuo nome, Lena,
ché Filomena in vari modi si può accorciare
ma tu hai scelto proprio quello della mezzana.
Con arti magiche, come la Canidia oraziana,
spergiura, pendaglio da forca e meschina,
ti sei insinuata viscida, da vera ruffiana,
fra il letto e la mia sgualdrina, ch’è troppo buona,
e con abboccamenti, menzogne e allettamenti,
alfine l’hai spinta a tradirmi, trista battona.
Quanto ti paga, dimmi, quel fottuto Gastone
perché tu mi rapisca la preda, corrotta lenona,
e la porti disarmata da quel minchione?
Ma, da che è mondo, c’è un prezzo su ogni cartello
e io ti darò di più, Sàgana, perché con veleni colchici
faccia fuori lui e mi restituisca lei con un tranello.
Una mezzana
Nomina sunt consequentia rerum, come volle Giustiniano nelle sue Istitutioni II, 7, 3, sì, ma bisogna stare attenti. Il nome Filomena non significa solo “colei che ama il canto”, ma si può accorciare in Mena, Nena, Lena, come da titolo. Qui Filomena è Lena (leno, lenonis in latino vuol dire magnaccia), una mezzana, che ha portato via al Satirico la sua donna per consegnarla ad un “minchione”, un Gastone di petroliniana memoria (rivedilo nell’ottima interpretazione di Gigi Proietti: https://www.youtube.com/watch?v=DrnC_Om_u0s). Il Satirico è infuriato ed è disposto a pagare di più la lenona pur di riavere la sua donna. Chiari i riferimenti ad Orazio, Epodo V (Canidia e Sàgana, due streghe).