Di mestiere faccio il linguista 10. Lingua inclusiva? Sì, ma con misura!

di Rosario Coluccia

La statua di Cristoforo Colombo distrutta a Minneapolis.

I giornali di fine novembre hanno dato risalto a un documento della Commissione europea che traccia le linee guida per una comunicazione inclusiva, indicando i criteri ai quali i dipendenti della Commissione sono invitati ad attenersi nei loro testi, a circolazione interna o diretti all’esterno. Il documento mira a garantire equità di trattamento a chiunque, indipendentemente da sesso, razza o origine etnica, religione, disabilità, età, orientamento sessuale. La lingua deve essere adeguata, parole ed espressioni vanno scelte con cura, rispettando regole precise, badando a non offendere e a non urtare la sensibilità di nessuno.

Ecco alcune indicazioni concrete. Bisogna fare attenzione a non istituire gerarchie quando si parla di uomini e di donne (ad esempio, badando a non menzionare sempre prima gli uomini e poi le donne, bensì alternando la sequenza di citazione). Non va bene rivolgersi a uomini e donne in modo diverso (ad esempio, usando il cognome per gli uomini e il nome per le donne). Se ci sono immagini che accompagnano il testo scritto, non devono rappresentare le donne in ambito domestico o relegate in ruoli passivi mentre gli uomini appaiono dinamici e avventurosi. Le intenzioni sono ottime e invitano a riflettere. Pensiamo a quante pubblicità mostrano madri sorridenti e mai affaticate (veri angeli del focolare, come si sarebbe detto un tempo), intente a riempire di panni e di piatti sporchi lavatrici e lavastoviglie, o pronte a servire in tavola patate buonissime all’intera famiglia in attesa, o affaccendate a cucinare manicaretti o a preparare budini e tortine per figli e amichetti dei figli; e chiediamoci se ce ne sono altrettante che mostrano padri egualmente festanti impegnati a fare le medesime cose. Se disparità nelle immagini presentate esiste, la diversità vorrà pur dire qualcosa. I messaggi subliminali sottesi alla comunicazione, verbale e non verbale, non sono insignificanti e non vanno sottovalutati.

Questa voce è stata pubblicata in Di mestiere faccio il linguista (quinta serie) di Rosario Coluccia, Linguistica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *