di Guglielmo Forges Davanzati
E’ allarme per gli infortuni e le morti sul lavoro. L’INPS ne registra il continuo aumento nel corso dell’ultimo anno, anche per effetto della pandemia, sull’intero territorio nazionale e ancora di più nel Mezzogiorno. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro la fine del 2021 sono state 555.236, 896 in più (+0,2%) rispetto alle 554.340 del 2020, sintesi di un decremento nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel trimestre ottobre-dicembre (-16%), nel confronto tra i due anni. A rilevarlo è il primo numero del 2022 di Dati Inail, mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nel 2021 sono state 1.221, 49 in meno rispetto alle 1.270 registrate nel 2020 (-3,9%). Il confronto tra il 2020 e il 2021 degli open data mensili richiede però cautela interpretativa, dal momento che i dati delle denunce mortali, più di quelli delle denunce in complesso, risentono di una maggiore provvisorietà anche in conseguenza della pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare tempestivamente alcune denunce mortali da contagio tardive. Si tratta della spaventosa media dei 3 morti sul lavoro al giorno, decessi che aumentano nelle fasi espansive del ciclo economico.
I sindacati chiedono l’esclusione delle imprese non regolari dall’eccesso ai bandi pubblici e sollecitano soprattutto una maggiore responsabilità da parte delle imprese. E’ una linea politica corretta che tiene conto del fatto che il problema è di lungo periodo e richiede soluzioni strutturali.