Girolamo Comi, Poesie. Spirito d’armonia, Canto per Eva, Fra lacrime e preghiere

di Alessio Paiano

Girolamo Comi è stato senza dubbio tra le personalità più rilevanti della letteratura italiana della prima metà del Novecento, ma l’attenzione rivolta alla sua opera è ancora piuttosto esigua. A questa carenza può senz’altro sopperire la recente ripubblicazione delle sue maggiori raccolte poetiche in un’edizione curata da Antonio Lucio Giannone e Simone Giorgino per Musicaos Editore (Lecce 2019), che fornisce validi strumenti per un approccio critico e filologico alla sua opera. Oltre alle tre raccolte principali, Spirito d’armonia, Canto per Eva e Fra lacrime e preghiere, il volume presenta un articolato saggio introduttivo di Giannone, Itinerario di Girolamo Comi, in cui sono indicate le tappe più significative della sua vicenda letteraria ed esistenziale; una dettagliata Notizia biografica a cura di Lorenzo Antonazzo; un saggio di Fabio Moliterni, La poesia come inno, che si propone di inquadrare la poesia di Comi all’interno del variegato panorama del Novecento; e infine un saggio di Giorgino sulla fortuna critica del poeta, corredato da una bibliografia completa e aggiornata.

I contributi presenti in questa nuova edizione evidenziano come la scarsa considerazione destinata all’opera di Comi non sia ascrivibile alla qualità della produzione letteraria quanto a un rapporto complicato e spesso conflittuale con la critica; ne sono prova le dure considerazioni di Pier Paolo Pasolini nel saggio La linea orfica (riportato da Giorgino), in cui il poeta di Casarsa riscontra in Comi una «marginalità ritardataria» rispetto alla cultura italiana del tempo; il giudizio di Pasolini va però riletto alla luce del temperamento artistico e personale di Comi, il quale, come evidenziato da Giannone, si è dimostrato sempre insofferente nei riguardi delle poetiche egemoni e del mercato editoriale (da qui la difficile reperibilità delle sue opere, spesso autoprodotte e in tiratura limitata), preferendo alla notorietà e al consenso letterario uno «splendido isolamento» (l’espressione è di Donato Valli), testimoniato non solo dalla scelta di trasferirsi in pianta stabile, nel secondo dopoguerra, a Lucugnano, nel profondo Salento e dunque a distanza dai fervori culturali del tempo, ma anche da una personalissima ricerca di tipo spirituale che può vantare una sua originalità all’interno del Novecento letterario. Fabio Moliterni, partendo dalle considerazioni di Marinella Cantelmo secondo cui la poesia di Comi è solo tangente al filone ermetico, a quello religioso o a quello delle avanguardie, rileva una «resistente e tenace vocazione orfico-religiosa della sua poesia», di matrice «innodica» e dunque al riparo dai toni solipsistici dell’elegia, segnale di una tensione di tipo non esistenziale ma corale, «alla ricerca (alla celebrazione ansiosa) della Verità divina» (p. 304).

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