La speculazione sul gas e l’impennata dei prezzi

di Guglielmo Forges Davanzati

Nonostante il fatto che sia opinione ormai comune che l’impennata dei prezzi delle materie prime sia in larga misura causata dalla speculazione, vi è ben poca chiarezza su ciò che per speculazione effettivamente si intende. Innanzitutto, va chiarito che il meccanismo di determinazione dei prezzi descritto nei Manuali di Economia Politica non vale nel caso della speculazione. Agli studenti dei primi anni dei corsi di studio in Economia si insegna, infatti, che il prezzo di un bene è determinato dalla domanda espressa dai consumatori e dall’offerta espressa dalle imprese. Se la domanda aumenta, il prezzo aumenta. Se l’offerta aumenta, il prezzo si riduce. Questo meccanismo non ha nulla a che fare con quello che si genera nelle contrattazioni che hanno per oggetto molte materie prime e che si applicano, in particolare, al gas. La speculazione consiste nel vendere/acquistare gas domani sulla base di prezzi stabiliti oggi. Si chiamano contratti futures. Il prezzo-base del gas viene stabilito ad Amsterdam, nel Title Transfer Facility, nel quale si confrontano fornitori e distributori di gas. Il prezzo del gas, al mercato di Amsterdam, era di 40 euro al MWh a fine 2021 ed è ora di 262 euro al MWh. Le ricadute sui consumi sono drammatiche. Si tratta di aumenti dei prezzi che, nei casi più estremi (per esempio le fonderie), si aggirano intorno al 500% su base annua. L’uso della cucina, il riscaldamento, l’illuminazione, per stare solo all’ambito domestico, sono i servizi che vengono immediatamente toccati. Se gli operatori si formano l’aspettativa di un aumento del prezzo, scommettono su questa eventualità. Conviene dunque stipulare oggi contratti per gli acquisti di domani (si compra infatti a un prezzo più basso di quello atteso). Il prezzo del gas conseguentemente aumenta, del tutto indipendentemente dal reale andamento (oggi) della domanda e dell’offerta di gas. Si tratta a tutti gli effetti di scommesse.

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