di Antonio Lucio Giannone
“L’esperienza poetica” occupa un posto particolare nel panorama delle riviste letterarie italiane degli anni Cinquanta. Fondata e diretta da Vittorio Bodini a Lecce, ma stampata a Bari dall’editore Cressati, era un trimestrale “di poesia e di critica”, del quale uscirono in tutto undici numeri, dal gennaio-marzo 1954 al gennaio-settembre 1956, per complessivi sei fascicoli. La rivista si colloca all’interno del periodo più fervido e significativo dell’attività letteraria di Bodini, che in quegli anni faceva la spola tra le due città in quanto aveva avuto l’incarico di letteratura spagnola presso l’Università di Bari. Questo periodo è racchiuso, quasi emblematicamente, tra la pubblicazione delle sue due prime raccolte poetiche, La luna dei Borboni (1952) e Dopo la luna (1956), e quella delle due importanti traduzioni del Teatro di Federico García Lorca (1952) e del Don Chisciotte di Cervantes (1957), entrambe per l’editore Einaudi.
L’idea di dar vita a una rivista gli era venuta subito dopo il suo ritorno dalla Spagna, dove era stato quasi ininterrottamente dal novembre del 1946 all’aprile del ‘49. Infatti, nella sua Lettera pugliese, compresa nella miscellanea Panorama dell’arte italiana (1951), dopo aver tracciato un profilo delle arti e delle lettere pugliesi, così scriveva in conclusione: “… e chi resta pensa arrovellandosi al gran bene che farebbe una rivistina, un foglio, smunto ma che si tenesse stretto ai fini concreti, facendosi strumento di carità verso la squallida geografia in cui viviamo senza esserci ancora risolti se ad amarla o ad odiarla”. Questa esigenza nasceva in lui dalla constatazione della mancanza nel Salento, dai tempi di “Vedetta Mediterranea” e “Libera Voce”, di un valido periodico culturale. L’unica eccezione, in questo campo, era rappresentata dall’ “Albero” di Girolamo Comi, che però a suo giudizio aveva una chiara impronta ermetica e un carattere astrattamente universalistico.
Il titolo originario doveva essere “Il dado”, a indicare il rischio, l’azzardo di questa operazione nata in una provincia periferica del Sud da una sorta di “scommessa” fatta da Bodini, il quale non poteva contare se non sulla collaborazione dell’amico Luciano De Rosa, che dal numero 3-4 figura anche ufficialmente come redattore. Avvertito successivamente che questo titolo era stato già di una rivistina uscita per due numeri a Torino nel 1942, lo scrittore vi rinunziò e, dopo altre ipotesi, scelse quello definitivo.