Se questa è la narrazione dominante, ve n’è una che decisamente vi si oppone, ben rappresentata da Diego Fusaro, classe 1983, un filosofo molto attivo anche nei social, che nel 2012 ci ha dato in Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (Bompiani), una disamina critica della storia della filosofia, ch’egli reputa per nulla finita e che anzi vuole rivitalizzare attraverso la rilettura attualizzata dell’idealismo tedesco, da Fichte a Hegel, al bistrattato Marx, con l’idea forte che non viviamo affatto nel migliore dei mondi possibili, bensì addirittura nel peggiore, dove la cultura dominante neoliberista vorrebbe convincerci dell’inanità del pensiero critico e dell’impossibilità di cambiare il mondo. Il mondo va cambiato, dice Fusaro, ma non esportando un liberalismo che sta distruggendo il pianeta col suo sistema produttivo predatorio, ma ridando alla politica il suo primato da troppo tempo usurpato dall’economia. L’uomo è un animale politico prima d’essere un animale economico. Ma di tutto questo, il dibattito attuale sembra del tutto dimentico.
Fusaro, un rivoluzionario fuori tempo massimo? Chissà! Eppure, se lo si legge, un futuro diverso sembra ancora possibile; e questo è un buon motivo per farlo.
[“Il Galatino” a. LV n. 16 – 14 ottobre 2022, p. 6]