di Giuseppe Caramuscio
Gli eventi culturali organizzati per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia hanno lasciato in arretrato alcuni lavori, che vedono la luce sì in ritardo ma, si direbbe, con maggior efficacia di lettura perché adeguatamente distanziati rispetto al contesto celebrativo, che non sempre lascia tempo e modo di un bilancio critico. Nel nostro caso vengono pubblicati con un ritardo di due anni – fisiologico per casi come questo – gli Atti del Convegno celebrativo sia della ricorrenza nazionale che del bicentenario della nascita di Sigismondo, duca di Castromediano, poliedrico protagonista dell’Ottocento romantico e risorgimentale.
Non occorre essere particolarmente addentrati nella bibliografia degli studi salentini per constatare, anche ad uno sguardo generale, come intorno al duca di Castromediano si sia sviluppata un’abbondante pubblicistica, prodotta tuttavia in modo discontinuo nel tempo, eterogenea quanto a valore e significato, ma nella quale è facilmente riconoscibile una decisa prevalenza delle più accreditate firme della cultura salentina. Un primo momento di interesse, acceso all’indomani della scomparsa del patriota e in un clima di entusiasmo post-unitario, vede l’assunzione di impegno da parte di Pietro Palumbo, che si concretizza nella edizione di scritti inediti o di quelli già pubblicati. La fase successiva attraversa gli anni trenta del Novecento, in un momento storico di forte rilancio degli ideali nazionalistici, grazie agli impulsi impressi da Nicola Vacca: su diversi numeri del periodico da lui fondato e diretto, “Rinascenza Salentina”, appaiono a puntate stralci delle memorie e dell’epistolario del Castromediano.