Occorre «individuare le priorità e le strategie da mettere in atto per cogliere tutte le opportunità offerte dal PNRR per la cultura e il turismo specificatamente a favore della valorizzazione degli itinerari storico-culturali”, e non soltanto in ambito turistico, ma intercettando i fondi europei “nell’ambito di capitoli anche più ampi: come, ad esempio, la Missione 1 “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura” (49,2 miliardi pari al 27% del totale degli investimenti), che prevede di investire in turismo e cultura oltre 6 miliardi di euro, di cui 4,275 miliardi specificatamente previsti per la cultura a cui si sommano 1,460 miliardi di euro del Fondo Complementare per gli investimenti del “Piano Strategico Grandi Attrattori Culturali” finalizzati alla realizzazione di 14 interventi» . E ancora, un ambito fondamentale è quello della transizione digitale e, con essa, dell’adozione di tecnologie innovative in tema di promozione e valorizzazione degli itinerari culturali: si pensi all’operazione di rilancio dei borghi italiani attraverso l’attuazione del “Piano Nazionale Borghi” (1,020 miliardi) volto a valorizzare il patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni in essi presente; la protezione e la valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale (600 milioni), con interventi di restauro e di riqualificazione dell’edilizia rurale storica e degli elementi caratteristici del paesaggio che privilegiano soluzioni eco-compatibili; i programmi per valorizzare e rigenerare circa 110 parchi e giardini storici italiani (300 milioni), creando le condizioni per la loro manutenzione, gestione e fruizione sostenibili, attraverso censimento, digitalizzazione, restauro, valorizzazione e formazione degli operatori. Si pensi ancora all’intervento strategico, finanziato con risorse del Fondo Complementare, specificatamente dedicato ai “Percorsi nella storia – Treni storici e Itinerari culturali” (435 milioni). Insomma, il PNRR offre oggi delle straordinarie opportunità che non possono essere perdute. Occorre un’azione politica che guardi alle potenzialità del comparto culturale e affianchi il processo di crescita delle aziende e dei professionisti del settore, riconoscendolo a tutti gli effetti come un settore capace di sviluppare Pil. Ci vuole grande coraggio da parte degli enti e delle istituzioni nei confronti degli attori culturali dei territori, lavorando ad una programmazione attenta e oculata di medio e lungo termine. Si avverte fortissima la necessità di una maggiore formazione professionale degli operatori. Grossi investimenti, soprattutto al Sud, vanno pianificati per ridurre le ancora gravi deficienze infrastrutturali che costituiscono una palla al piede per lo sviluppo economico; servono intermodalità, accessibilità e digitalizzazione, e poi grandissimi investimenti nel settore della comunicazione e del marketing. In questo senso, oggi si stanno sviluppando nuovi profili professionali legati al social media marketing: content management, interaction design, modelli di prototipazione 3D, eye-tracking sono ormai necessari se si vuole adeguare il patrimonio storico artistico alle nuove sfide. Saremmo anche disposti a passare sopra agli orribili inglesismi con cui vengono definite queste mansioni se ciò servisse a renderle concrete di significati e attuazione. Nel Salento, lo sappiamo, c’è un fermento intellettuale dato da scrittori, pittori, scultori e creativi che supera quello di altre e più popolate province. Case editrici, rassegne letterarie, mostre d’arte, presentazioni e vernissage: tutto questo fervore spesso passa nell’indifferenza perché viene gestito con pressappochismo e dilettantismo, nella migliore delle ipotesi la promozione culturale è affidata alla amatoriale passione di pochi coraggiosi visionari i quali però, senza grandi risorse, non possono fare miracoli. Così, i giovani talenti vengono mortificati nel precariato e nel lavoro nero. La politica, se non miope ed autoreferenziale, la Camera di Commercio, le associazioni sindacali e di categoria, dovrebbero raccogliere la sfida puntando invece sull’emersione di questa ricchezza intellettuale e del capitale umano. Ciò può avvenire con la progettazione di formazione d’eccellenza che qualifichi figure professionali come quelle del Cultural Project Manager, che si occupa della progettazione e dell’organizzazione di progetti per enti pubblici e privati, dei Valutatori e Art Advisor, in grado di offrire consulenza per gli investitori e i collezionisti, dell’esperto web, che si occupa dello sviluppo, della pianificazione e della gestione della parte web e social, dell’Esperto di sicurezza digitale, in grado di creare ambienti digitali garantiti e sicuri, del mediatore culturale museale, chesi occupa di “facilitare” la fruizione dell’esperienza culturale da parte del pubblico, ecc. Inoltre, con l’attivazione di Cofidi Cultura, prestare delle garanzie ai giovani in cerca di prima occupazione nel settore culturale, facendosi intermediario con gli istituti di credito che erogano il mutuo. L’arte e la cultura sono settori professionali ambiti da molti giovani ma ad essi devono essere offerte delle concrete possibilità di realizzare le proprie aspettative. Diversamente, fra dieci anni, il nostro territorio sarà abitato solo da vecchi e staremo ancora a lamentare il fatto che i giovani si realizzano nel Nord Italia o all’estero e non ritornano più nel Meridione.
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