Vincenzo Vincenti. Figurativo e anti-figurativo

di Massimo Galiotta


Marcel Duchamp alias R_Mutt_Fontaine 1917.

Con il dadaista Duchamp nasce, ma forse sarebbe meglio dire assume nuove sembianze, la figura moderna dell’artista-intellettuale che fa il punto sulla società; questo sembrerebbe essere il vero valore dei cambiamenti iniettati, dal primo Novecento, nel tessuto artistico intercontinentale. È opinione comune sia stato proprio il francese Marcel Duchamp (1887 – 1968) a permetterlo, nel 1917 infatti realizza una scultura cosiddetta «già pronta», ready-made, emblematica per il XX secolo: Fontana. Un orinatoio esposto, in una delle tante versioni realizzate, al Centre Pompidou a Parigi. L’opera può suscitare profonda delusione e forse una punta di disgusto, eppure rimane impressa nei ricordi dei molti visitatori del noto museo parigino, una manzoniana «Merde d’artiste» ante lettera. Nell’idea che mosse l’autore così oltre, si cela l’immaginario espressionista dell’artista che non ha più bisogno di rappresentare ciò che vede bensì quel che sente, ossia quel che si riesce a intravedere nello spazio esiguo che divide l’apparenza dall’essenza.

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