di Gianluca Virgilio
Se a qualcuno venisse voglia di conoscere la storia di un movimento spontaneo, che fece sentire la sua voce nel mondo politico italiano tra il 1969 e il 1976, dunque per appena sette anni (ma che anni!), io consiglierei di leggere il libro di Guido Viale, Niente da dimenticare, Verità e menzogne su Lotta continua, Interno4 Edizioni, Rimini 2022: la storia di Lotta continua. Chi viveva in provincia in quegli anni poteva seguirne l’attività attraverso l’omonimo giornale, che arrivava regolarmente nelle edicole anche delle città più periferiche d’Italia, portando il vento del Nord. Poi c’erano gli universitari che tornavano per le ferie estive ed invernali e raccontavano storie di picchetti, di servizi d’ordine, di manifestazioni, di volantinaggi, ecc. Quel vento proveniva soprattutto da Torino e in particolare dalla grande, fin troppo grande, fabbrica della Fiat (60.000 dipendenti!), nella quale erano approdati in molti dal profondo Sud: contadini abituati a vivere all’aperto trasformati in operai nel chiuso della fabbrica, con la speranza di farsi una vita; vi avevano trovato miseria e sfruttamento, ed anche solitudine, forse alleviata solo dalla solidarietà e dalla vicinanza degli studenti dell’Università, anche loro spesso provenienti da lontano e pronti a partecipare alle loro lotte che sentivano come proprie.