di Guglielmo Forges Davanzati
Il Governo canta vittoria per la valutazione fatta dalle agenzie di rating sulla sostenibilità del nostro debito pubblico, ma è vera gloria? C’è da considerare, sulla questione, che la materia è molto tecnica e che verosimilmente la gran parte degli elettori la ritiene confinata al dominio degli addetti ai lavori. Tuttavia, il significato politico della valutazione non dovrebbe sfuggire. A partire dalla ormai celebre dichiarazione di Giorgia Meloni che, pochi anni fa, nel febbraio 2018, ebbe a sottolineare che a lei interessa “la voce dei mercati rionali” non di quelli finanziari. Chiariamo innanzitutto i termini generali del problema. Dall’inizio del Novecento, esistono agenzie private – negli USA – che effettuano valutazioni sulla capacità di rimborso dei debiti. Si chiamano agenzie di rating, i cui nomi più famosi sono Standard and Poor’s e Moody’s. Le valutazioni vengono effettuate con metodi quantitativi o qualitativi, ovvero – in quest’ultimo caso – affidandosi a esperti, in grado di valutare la capacità di un debitore di onorare il prestito. Le agenzie di rating valutano anche le prospettive di crescita, ovvero quello che in gergo è definito “outlook”.