di Mario Spedicato
Un episodio di cronaca nera ha suggerito ad Anna Maria Andriani di fornire una documentata monografica sui madonnari, recuperando un filone di studi disperso e poco frequentato, quando non proprio trascurato, dalla letteratura di settore. La morte violenta nell’ottobre 2021 a Lecce di Leonardo Vitale, un madonnaro di Oria, per mano di uno sbandato senza fissa dimora, ha aperto alla riflessione e alla riscoperta di un’arte minore, quella di strada, che ha vissuto e continua a vivere di stenti, ma che dentro un contesto di riferimenti letterari e sociali è stata riscattata ampiamente sul piano narrativo e convintamente rivalutata all’interno di considerazioni strettamente tecnico-artistiche. Il volume, dotato di un penetrante studio di Carlo Alberto Augeri, non mira solo a biografare un povero artista di strada incappato in una dolorosa avventura esistenziale, ma a riportare l’attenzione sugli aspetti comunicativi di un’arte “da marciapiede” che sopravvive all’estinzione nonostante ai nostri giorni sia soffocata da altre ben più ingombranti e sofisticate forme di messaggi. L’era digitale ha scombinato il panorama tradizionale, oscurando i manufatti di tanti artisti che non hanno mai voluto essere considerati tali, mossi esclusivamente dalle necessità di sbarcare il lunario.
Andriani si sofferma con competenza sulle tecniche espositive di Leonardo Vitale cercando di andare oltre la lettura scontata delle rappresentazioni sacre più volte replicate e ritrovando nell’analisi dei materiali usati le forme primitive di un sapere poco apprezzato trasmesso dai gessetti, che restano nelle mani dell’artista le uniche armi per vincere la guerra della sopravvivenza, di gestire faticosamente i bisogni quotidiani.
Il volume è fortemente innovativo, costruito su documentazione inedita e attraverso una oculata selezione delle testimonianze raccolte. L’indagine sul personaggio non è di natura agiografica. Vitale resta un esempio di madonnaro, preso da Andrìani a simbolo di una categoria che non trova più spazio a divulgare la sua arte, ritornando ad essere invisibile dopo ogni festa patronale. La loro riapparizione non sembra attesa come lo era nel secolo scorso quando la loro assenza veniva non solo avvertita, ma considerata anche male augurante per il successo della stessa festa. Oggi lo scenario è cambiato e sembra destinato a disperdere il patrimonio di esperienze artistiche accumulato in questo particolare settore. Nella ricca e articolata seconda parte della monografia l’autrice, oltre ad arricchire in forme diverse il panorama di studi, si chiede se queste forme espressive hanno ancora un futuro. Non dà risposte definitive, ma sembra abbastanza chiaro che l’episodio Vitale si colloca dentro un percorso di declino irreversibile. Quasi la fine di un’epoca.