di Rosario Coluccia
S’intitola «Direttrice, signora, maestro. Quanto conta la lingua nelle battaglie di genere» un bell’articolo di Fernanda Fraioli apparso sulla nostra «Gazzetta» sabato 3 febbraio. Spunto per l’articolo è uno scambio di battute tra Paolo Bonolis, noto presentatore televisivo, e Francesca Perrotta, direttrice dell’Orchestra Olimpia, un’orchestra di 50 elementi tutta al femminile, che si è esibita durante la cerimonia di inaugurazione di “Pesaro, Capitale italiana della Cultura 2024”. L’Orchestra Olimpia non è un’orchestra qualsiasi: composta interamente da donne, rappresenta la volontà di valorizzare la professionalità di genere, di mettere in risalto il repertorio delle donne, di sensibilizzare a temi sociali.
La cerimonia è stata segnata da alcune uscite di Bonolis, personaggio greve che non si distingue per finezza di modi e di linguaggio. Il presentatore si è lanciato in allusioni sessuali nei confronti di una musicista, con apprezzamenti da caserma (così si dice, ma per fortuna non tutte le caserme assomigliano a Bonolis). E inoltre, introducendo Perrotta, l’ha definita “signora”, meritandosi la replica della direttrice, che ha chiesto di essere qualificata con il titolo che le spetta, quello di direttrice (appunto). Pretendere la giusta qualifica costituisce il riconoscimento per un’attività che da sempre è stata prerogativa maschile. «Nessun direttore d’orchestra ha dovuto fare precisazioni quali quelle della Perrotta o dover sorridere perché sono state apprezzate le qualità fisiche di un appartenente all’orchestra». Sorridere di malavoglia, aggiungerei, per non guastare il tono, che dovrebbe essere elevato, di una manifestazione importante.