di Gigi Montonato
Il 31 gennaio scorso è morto a Parabita Aldo D’Antico. Insegnante, scrittore, editore, operatore culturale. Aveva 77 anni, molti dei quali vissuti nell’impegno sociale più vario, soprattutto promotore e organizzatore di eventi oltre che di strutture culturali, come biblioteche, musei, premi. C’era in lui come un invasamento che gli faceva superare tutte le difficoltà che un volenteroso incontra in questa nostra terra così avara di comprensione e di risorse. Le sue molte iniziative testimoniano di un’intelligenza visionaria che si appagava financo del germoglio, se pure la pianta non giungeva a frutto.
Era insaziabile. Avrà raccolto diverse decine di migliaia di libri, in gran parte per donazioni, fra cui i fondi di Gino Pisanò e di Leandro Ghinelli. Può essere anche di altri. Quando sapeva che qualcuno aveva intenzione di liberarsi dei libri e non solo, arrivava lui e portava via tutto nel Palazzo Ferrari, a Parabita, ultima sede delle sue numerose iniziative, librarie e museali. A me soffiò una bella raccolta de “il Borghese”, il settimanale fondato da Leo Longanesi e diretto per anni da Mario Tedeschi. Mi precedette di poco.