di Antonio Devicienti
Camillo Pennati (da Paesaggi del silenzio con figura, Interlinea, Novara 2012, pagg. 104 e 105).
Se l’ékphrasis non imita, ma costruisce un ponte tra l’opera di riferimento e il testo poetico, quest’ultimo, se riuscito e vivente di una propria, compiuta autonomia, conduce al più alto grado di espressività le capacità stilistiche del suo autore. Riconosciamo così subito i versi lunghi di Pennati, la loro sintassi elaboratissima e complessa, vicina al movimento ampio e articolato della sinfonia, il lessico straordinariamente ricco e la capacità di far risplendere la bellezza della lingua italiana. Il testo che segue è intessuto attorno alla pala d’altare d’una chiesa sul mare, simile alle molte che si possono ammirare lungo tutta la costa italiana eppure resa singolare dall’attenzione che il poeta vi presta: