di Antonio Lucio Giannone
Il rapporto con Pietro Marti ha avuto senza dubbio una notevole importanza per la formazione di Vittorio Bodini, sia da un punto di vista umano che culturale. Marti, che era l’avo materno dello scrittore, fu per lui una guida sapiente e affettuosa all’inizio della sua attività letteraria e giornalistica. Non a caso, l’esordio di Bodini, allora studente liceale diciassettenne, avvenne proprio su un giornale fondato e diretto dal nonno, il settimanale leccese «La Voce del Salento». Infatti il suo primo articolo uscì il 21 giugno del 1931 ed era intitolato Una riunione di Atei. In esso egli dimostrava già il suo anticonformismo e la sua vivacità intellettuale difendendo l’ateismo e richiamandosi agli esempi illustri di Tolstoj, Oscar Wilde e Arthur Schopenhauer.
A questo periodico Bodini collaborò fino alla morte del direttore, avvenuta il 18 aprile del 1933, pubblicando articoli di costume e politica, testi creativi in versi e in prosa, interventi polemici, note su avvenimenti di attualità, recensioni teatrali e letterarie. Ma per un esame di questi scritti, che non sono oggetto del presente lavoro, rimando a un mio saggio, dal titolo Il primo Bodini pubblicato sul n. 58 del 1977 della rivista in «L’Albero» (pp. 83-104), poi compreso nel volume Bodini prima della «Luna» [1], in cui ho ricostruito gli esordi dello scrittore, avvenuti tra il 1931 e il 1933, oltre che su «La Voce del Salento», anche sull’altro settimanale leccese, «Vecchio e Nuovo», diretto da Ernesto Alvino.