di Nello De Pascalis
Con l’amico Gaetano puntammo verso Torre Inserraglio, quella notte (Fernando era di turno in ospedale, ci avrebbe raggiunti al mattino). Nella zona di S. Maria al Bagno, un venticello da Sud arrivava molle, per cui dovevamo spingerci dove la costa è più aperta, per ‘trovare’ un po’ di mare: Torre Inserraglio, appunto. Ci posizionammo alla destra della piattaforma dell’omonimo villaggio, dove onde a ritmo cadenzato s’infrangevano sulla costa, spumando. Alle nostre spalle poggiammo una busta con delle pesche, un thermos di caffè e una puccia alle olive imbevuta d’olio, oltre alla custodia delle canne. Ebbe inizio quella fase preliminare cui ho dato sempre molta importanza, la pastura, e le occhiate vennero sotto costa, attratte dal nostro richiamo.
Tutt’intorno era buio, solo in lontananza qualche timida luce tra case sparse. Una volpe squittì nella notte. Arrivò l’alba e un sorso di caffè caldo calzava ad hoc. Gaetano si alzò a prendere il thermos, quando: “Porca vacca”, gridò allargando le braccia, “ci sono state visite stanotte”. Sulla scogliera c’erano i segni d’un convivio di gruppo: le pesche morsicate in più punti, la puccia addentata, tutto sparpagliato. Maledetti sorci notturni!