Per esempio: la sensibilità è una conseguenza della conoscenza della letteratura, pensata (e vissuta) come un secchio calato in un pozzo di cui non si conosce la profondità e neppure il contenuto. Poi si tira su il secchio che è ricolmo di un’ acqua che non si sa se contiene veleno oppure salvezza da ogni possibile morbo del mondo. E’ proprio a quel punto che si apre la contesa, che il dubbio si insinua dentro le vene. Bere o non bere quell’acqua. Salvarsi o consegnarsi al suo veleno. Sensibilità vuol dire anche questo dubbio. Vuol dire anche accettare la contesa.
Probabilmente non è impossibile ma con la stessa probabilità risulta difficile elaborare per se stessi una sensibilità senza una conoscenza essenziale di biologia. Basta soltanto riferirsi alla sua etimologia. In fondo, su che cosa ci si interroga, che cosa si studia se non la vita, i processi fisici e chimici dei fenomeni che ci appartengono e di cui siamo parte, che cosa ci riguarda se non la nascita e l’evoluzione e l’estinzione della specie, se non l’origine e la conclusione di quello che siamo e di tutto quello che è intorno a noi, nell’universo.
Certo, l’universo. Una sensibilità per l’universo. Per lo spazio, per il tempo. Per tutte le cose che esistono, conosciute e sconosciute. Per la sua origine e per la sua fine. Per il cinque per cento di cui abbiamo conoscenza, per quella percentuale che un giorno forse conosceremo, per quell’altra che quasi certamente non conosceremo mai. Una sensibilità verso quello che si conosce; soprattutto verso quello che non si potrà conoscere mai.
Poi, la filosofia. Una sensibilità per l’incessante corpo a corpo con il dubbio. Un costante mettere a soqquadro le certezze. Un rendersi disponibile alla crisi delle convinzioni.
Arte, letteratura, biologia, fisica, filosofa. Soltanto esempi di discipline, di territori del sapere. Per dire che cultura vuol dire anche (o soprattutto) sensibilità nei confronti del tempo e del proprio essere nel tempo, nei confronti dello spazio che è il pianeta e di quella scaglia del pianeta che è il paese in cui sbrighiamo le faccende di ogni giorno.
Se cultura non significa anche sensibilità, allora non significa assolutamente niente.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, giovedì 9 gennaio 2025]