di Antonio Prete

Una mezzaluna velata su piazza Vesuvio.
E una panchina stordita dal sonno.
Nelle voci che attendono l’autobus
suoni di una lingua
che ha l’abbaglio improvviso
del deserto nelle sillabe.
.
Il cielo è chiuso in una sua nera dimora.
.
La sera di mezz’aprile si sfoglia,
s’infoglia in altre sere.
.
Dal terrazzo appariva uno spicchio della darsena
e un tratto scuro del Naviglio.
Saliva il frusciare della notte,
piano si posava nel respiro
delle nostre parole,
nel silenzio delle mani.