di Antonio Mele / Melanton

Sarà una riflessione forse anche un po’ retorica, ma le due lancette dell’Orologio della Torre Civica della nostra città (ferme addirittura da qualche anno, mi dicono) danno il senso reale di due terribili lance, infitte nel cuore della comunità galatinese.
Sono di recente tornato nella mia amata Galatina – sentendone periodicamente la fatale attrazione e il bisogno vitale –, e alcuni vecchi amici, incontrati proprio in Via Vittorio Emanuele II, la via de l’Orulogiu, mi hanno fatto notare questa triste “ferita”. Che ognuno di noi si augura che venga rapidamente rimarginata.
Diceva Victor Hugo: L’architettura è il grande libro dell’umanità.Significando, in tale espressione, il valore solenne, storico e sentimentale, di un ‘luogo fisico’: sia esso una semplice casa, un’antica chiesa o un insigne monumento civile. Sappiamo tutti benissimo che le città – grandi, piccole, e perfino minime – conservano in alcuni luoghi emblematici la sorgente viva della memoria individuale, congiuntamente alla ricchezza della propria storia collettiva.
Sicché i luoghi, quei luoghi specifici, distintivi e sacri, che restano indissolubilmente radicati nel cuore di ognuno dalla sedimentazione di eventi comuni, devono (voce imperativa del verbo “dovere”) essere conservati e tramandati con la massima diligenza, e soprattutto col massimo amore. Che è evidentemente indispensabile tanto per la trasmissione dei propri concreti e tangibili “valori d’identità” quanto, e ancor più, di quelli spirituali, e certamente più intimi.