di Antonio Devicienti

La materialità del segno alfabetico allo stato puro: si pensi
soltanto ad alcune realizzazioni di Jaume Plensa: figure umane costituite da
segni dei diversi alfabeti del mondo. E le figure sembrano raccolte in
atteggiamenti di meditazione o nella postura dello scriba.
E si pensi a Ogijima’s soul, stazione d’arrivo del traghetto costruita
sull’isola di Ogijima nel Mare interno di Seto in Giappone: edificio dalle
pareti trasparenti coperto da un tetto (simile a una nuvola) costituito dalle
singole lettere dei molti alfabeti terrestri e che il sole attraversa durante
il giorno proiettandone al suolo e sull’acqua le ombre e che l’illuminazione
notturna rende perspicue nel buio.
Per esempio: Le Nomade sul bastione Saint Jaume ad Antibes; Alchemist
al Massachussetts Institute of Technology; Anima della Musica al
Museo del Violino di Cremona; e i Set poetes nella Plaza Lidia Armengol
Vila ad Andorra la Vella; e Conversation à Nice in Place Masséna a
Nizza; Pacific Soul al Pacific Gate di San Diego…
Opere tutte che celebrano la scrittura e la parola, la conversazione e il
pensiero.