Lo stato dell’arte 1. Perché ci piace così tanto Caravaggio

di Massimo Galiotta

Una mostra retrospettiva – come quella di Caravaggio al romano Palazzo Barberini – è il modo migliore per fare il punto, per aggiornare il catalogo generale di un artista del passato. Si tratti di un autore di fama internazionale o no, la rassegna espositiva ha sempre il valore di una pietra miliare sul percorso di studi degli storici, dei critici, delle collezioni e delle istituzioni museali proprietarie delle opere.

La mostra Caravaggio 2025 allestita a Roma, aperta al pubblico dal 7 marzo al 6 luglio, salvo futuribili proroghe estive per eccesso di visitatori, apre a un dibattito ormai secolare «sulla rivoluzione artistica e culturale del Maestro», sul rinnovamento «che introdusse nel panorama artistico, religioso e sociale del suo tempo». Soprattutto fa il punto su quanto di lui già sapevamo e quanto è riemerso da poco agli occhi del mondo. La mostra espone per la prima volta «opere difficilmente visibili e nuove scoperte»: tra queste il Ritratto di Maffeo Barberini, proveniente da una collezione privata, ed esposto al pubblico sessant’anni dopo il suo ritrovamento, e il controverso Ecce Homo di Madrid, riemerso nella primavera del 2021 in un’asta spagnola e sul quale aveva posato lo sguardo – e l’interesse – anche Vittorio Sgarbi. Ma il quesito fondamentale non riguarda l’autenticità dei ritrovamenti attribuibili al Merisi, quello che più dovrebbe indurci a riflettere è: perché ci piace tanto Caravaggio? Cosa spinge il nostro senso del bello, del gusto estetico, ad apprezzare il pittore lombardo più di ogni altro artista? Perché lo riteniamo tra i pochi a meritare le nostre attenzioni?


Ritratto di Maffeo Barberini (1598) olio su tela – Firenze – Collezione privata.
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