Ci sono libri che dicono il confronto con l’eterno, lo scontro con il transeunte, l’angoscia di camminare sugli argini del niente, lo sbalordimento per l’incognita del vivere, lo stupore per gli accadimenti senza nessuna ragione apparente, la malinconia per tutto quello che sparisce, per le stagioni che passano come cavalli scavezzati sulla pianura del tempo.
Allora i libri che devono essere letti sono quelli che si liberano dal tempo dopo essere riusciti a rappresentarlo tutto. Si devono leggere libri che raccontano storie di saggezza. Le storie di saggezza sono sempre storie semplici: fiabe che sembrano innocenti, piccoli accadimenti, fatti che a volte possono sembrare marginali ; hanno personaggi che abbiamo sempre conosciuto; disegnano luoghi che abbiamo sempre abitato.
I libri di saggezza hanno parole consuete, quotidiane. Dicono di giovinezze che seccano, vecchiezze che germogliano. Sanno quando è il giusto tempo per stringere o allentate la morsa dell’attesa della rivelazione del senso originario, primordiale. I libri che si devono leggere non pretendono mai di essere letti per intero: ogni loro pagina è un universo ad un tempo compiuto e incompiuto, circoscritto e illimitato, contiguo e separato dagli altri universi che sono le altre pagine.
Ma i libri che devono essere letti riescono a racchiudere il tutto in ogni frammento. Quasi che debbano assicurare la sopravvivenza del loro significato al più devastante incendio. Quasi che una sola parola, una sola sillaba superstite possa restituire l’opera intera, la metafora più complessa.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Giovedì 10 aprile 2025]