Il silenzioso lettore continua, pur nel rumore generalizzato della rete, a coltivare la discrezione e il silenzio, raramente commenta, ma se lo fa s’impegna affinché il suo intervento non abbia la superficialità né l’ovvietà delle frasi di circostanza o della piaggeria.
Il silenzioso lettore coltiva amicizie che non hanno bisogno di essere sbandierate o rese note: ma anche per esse passa la lettura di un articolo del blog, nel senso che l’approdo all’articolo o la riflessione su di esso accadono talvolta anche grazie al cosiddetto “passaparola” tra amici oppure sono oggetto di conversazione e di confronto.
Il silenzioso lettore è colui (o colei, ovvio) che permette a un articolo di vivere, ché è morto il testo senza lettori, ma altrettanto lo è quel testo che venga sbocconcellato o frettolosamente scorso.
Il lettore silenzioso si ritrae anche da articoli corredati da fotografie di gatti, cani o fiori o presi di peso da Wikipedia (o anche “elaborati” da tale fonte o da siti che pubblicano appunti di studenti).
Il lettore silenzioso non si nasconde, non è un voyeur, non è un vampiro della scrittura altrui: la sua ignota, silenziosa attenzione rompe clamorosamente col narcisismo e con l’egocentrismo: leggere davvero e fino in fondo un testo è, ormai, il vero scandalo, la vera ribellione nel mondo (ininfluente e spesso pieno di sé) dei blog “letterari”.
