di Roberto Orlando

Dolores Mayro Lopez y Royo, l’artefice della venuta a Lecce della scrittrice napoletana Matilde Serao, era discendente di una famiglia nobile già presente in Nardò nel sec. XV, quando possedeva la baronia di Sava e i suffeudi di Alliano e Pasano in Terra d’Otranto. Lo stemma della casata consisteva in uno scudo d’azzurro, alla fascia d’argento.

Matilde Serao in una foto degli inizi del Novecento.
La Mayro, coniugata con Michele Lopez y Royo dei duchi di Taurisano (1852-1924), intellettuale finissima e donna amatissima dalla comunità di Lecce per le numerose opere di bene ed il sostegno economico e morale a tante famiglie disagiate, era considerata la regina dei salotti leccesi. Nella sua lussuosa villa ubicata tra Lecce ed Arnesano, coadiuvata dalla figlia maggiore Maria Teresa (Titina), che nel 1918 sposerà l’avv. Lorenzo Cito di Ruffano, con cui andrà a vivere a Taurisano nell’elegante palazzo di Piazza Castello, organizzava i cosiddetti “Giovedì letterari e mondani”, che prevedevano conversazioni dotte, intrattenimenti musicali e da ‘viveur’ e balli a conclusione, cui partecipavano puntualmente gli esponenti dell’aristocrazia, della borghesia umanistica e professionistica leccesi. Non trascurava nessuna occasione mondana, vanto della Lecce della ‘Belle Époque’: dalla partecipazione alle rappresentazioni liriche e teatrali ai teatri Politeama, Paisiello e Apollo, alle feste private in occasione del Capodanno, del Carnevale, di nozze, compleanni e onomastici. Ricevimenti e feste che cessarono qualche anno prima della morte della nobildonna, avvenuta nel 1938.
Ma il merito maggiore, a livello sociale e culturale, che più di ogni altro la gratificò e la fece apprezzare in tutta la Provincia di Terra d’Otranto, fu l’aver invitato con successo a Lecce, in qualità di Presidente del “Comitato Protettore dell’Istituto Provinciale per Ciechi” di Lecce, la grande scrittrice e giornalista Matilde Serao (1856-1927) al fine di ripetere la conferenza “Evviva la guerra! – Primavera italica”, tenuta il 3 maggio 1912 all’Associazione della Stampa di Roma, dove aveva suscitato il più schietto entusiasmo.
Il racconto di Roberto Orlando restituisce con eleganza l’atmosfera colta e mondana della Lecce di inizio Novecento, intrecciando memoria storica e protagonismo femminile. Molto bello.
Molto lusingato del Suo commento da persona competente.
Roberto Orlando