16 giugno 1912: la visita di Matilde Serao a Lecce per la conferenza “Evviva la guerra” sul conflitto tra Regno d’Italia e Impero Ottomano per la conquista della Libia

     Nella conferenza la fondatrice del quotidiano “Il Mattino”, nonché autrice di decine di saggi, racconti e romanzi quali, per citare i più noti, “Il paese di Cuccagna”, “Il ventre di Napoli” e “Il romanzo della fanciulla”, si dimostrava convinta fautrice della guerra di Libia (28 settembre 1911 – 18 ottobre 1912), in cui si scontrarono il Regno d’Italia e l’Impero Ottomano per l’occupazione della Tripolitania e della Cirenaica. La Serao, riflettendo orientamenti precisi degli ambienti nazionalistici, vedeva nella guerra di Libia principalmente un’impresa funzionale alla risoluzione di conflitti sociali, uno strumento utile al raggiungimento di una concordia sociale in Italia. Tale discorso s’inseriva, quindi, pienamente in quell’ampia operazione propagandistico-culturale che si proponeva lo scopo di convincere l’opinione pubblica a sostenere la guerra per sentirsi parte di un’unica nazione forte e prosperosa.

      Accolto volentieri l’invito di Dolores Mayro-Lopez y Royo, la Serao, proveniente da Bari, dove aveva riproposto il discorso romano, tenne la conferenza domenica 16 giugno 1912, anziché nella “Sala Dante”, come precedentemente programmato, al Politeama di Lecce, in quanto più capiente e accogliente.

     Il Comitato organizzatore aveva deciso di far pagare il biglietto d’ingresso a tutti i partecipanti al fine di devolvere il ricavato in beneficienza all’Istituto per Ciechi. I prezzi oscillavano dalle 10 lire per i palchi di qualunque ordine, a lire 1,50 per le poltrone, a lire 1,00 per le poltroncine, a lire 0,50 per i posti comuni, a lire 1,00 per l’ingresso con il diritto di sedere all’anfiteatro.

     Il teatro Politeama, messo gratuitamente a disposizione dell’Istituto per Ciechi dal proprietario Donato Greco, che l’aveva fatto costruire negli anni 1882-1884, era letteralmente gremito di pubblico sceltissimo ed elegante. Fu un successo veramente trionfale, un successo autentico, spontaneo, entusiastico come ebbe a scrivere la stampa salentina del tempo.

     Riportiamo il commento sul discorso della scrittrice apparso sul settimanale leccese “La Provincia di Lecce” del 18 giugno 1912.

     «[…] Per oltre un’ora il pubblico è rimasto preso di viva ammirazione, di profondo compiacimento, di godimento intenso, dinanzi alla parola fluente, insinuante che sgorgava come uno zampillo d’acqua limpidissima da una fonte inesauribile.

     ‘Evviva la guerra!’ è tutto uno slancio di lirismo patriottico, nazionale; è un’elegia al valore italiano, all’eroismo degli ufficiali, all’abnegazione di quanti hanno dato e danno l’opera loro, il loro danaro, per l’impresa che ha rinnovato, rinverdito leggende di eroismo di nostra gente.

     ‘Evviva la guerra!’ è un inno alla fortezza delle madri, delle spose italiane, che non imprecano, che non piangono, ma che con animo sereno, fidente, benedicono i loro allegri figliuoli che partono, i loro sposi che forse non torneranno più, ma che vanno a dare certamente una prova del loro coraggio, della loro preparazione, della forza, della potenza, della solidarietà della nazione e del popolo italiano.

     E tutto ciò detto in una forma smagliante, veemente, con convinzione sincera quale può averla una madre che come Matilde Serao ha tre figli sul teatro della guerra, due che seguono i combattimenti come giornalisti e ne dividono le ansie e i pericoli e uno ch’è fra i combattenti stessi, umile soldato.

     Quando fra qualche giorno la poderosa conferenza di Matilde Serao sarà data alle stampe in 50.000 esemplari e diffusa in tutta Italia, coloro che non hanno avuto la fortuna e il piacere di ascoltarla dalla viva voce dell’insigne scrittrice fremeranno di entusiasmo per i nobili ideali, per gli altissimi sentimenti che l’hanno ispirata.

     Il pubblico leccese, tutto in piedi, fece a Matilde Serao una vera orazione, della quale rimase profondamente commossa per avere avuto una nuova conferma ch’essa ha interpretato il pensiero di tutta la nazione da Venezia a Palermo, da Firenze a Bari, da Roma a Lecce […]».

     Altrettanto encomiastico fu il giudizio del “Corriere meridionale” sul discorso della Serao, apparso nel numero del 20 giugno 1912:

     «[…] E l’ora d’intellettualità impareggiabile trascorse come un minuto. E la conferenza, animata tutta dall’ amor di patria più ardente, fu gustata in tutte le sue bellezze, in tutte le sue delicatezze, in tutte le sue sfumature, in tutte le armonie e le carezze seducenti di stile e di forma proprie della grande scrittrice; fu gustata tutta, dal principio alla fine: dal pio saluto rivolto ai caduti in Libia, ufficiali e soldati, ai quali si deve se ora si può esaltare la guerra, dalla descrizione colorita, viva, efficace dell’impressione destata negli animi di tutti gl’italiani all’annunzio della guerra, sullo scorcio del settembre passato; dal quadro delineato a linee grandi e robuste del risveglio delle grandi virtù nel sangue latino, che, da anni, parean troppo sopite, dell’affratellamento di tutte le volontà per sostenere l’onore italiano, della entusiastica emulazione negli atti di coraggio, di valore, di sacrificio, d’eroismo in guerra; della virtù sublime delle madri e delle spose che hanno in Libia i loro cari, e di quelle che li hanno perduti laggiù, fino alla chiusa in cui è un quadro tenero e commovente del ritorno in patria, alle caserme, alle case, e dei dì lontani, in cui, di questa guerra gloriosa si racconterà da chi la combatté ai nuovi italiani; e fu coronata da un applauso lungo, entusiasta, del pubblico femmineo, del pubblico maschile, in piedi, tutto in piedi, che la donna illustre accolse commossa, inchinandosi ripetutamente, con un largo sorriso».

     Dopo la conferenza, l’on. galatinese Carlo Fumarola (1872-1944) si recò all’Hotel Patria, dove alloggiava la Serao, per offrirle nella propria lussuosa ‘suite’ una colazione intima, alla quale, oltre alla moglie Feliciana Fumarola-Chillino e alla di lei madre Maria Chillino-Libertini, presero parte il duca cav. Michele Lopez y Royo con la consorte Dolores Mayro, il duca cav. Luigi Lopez y Royo con la consorte Fanny dei Marchesi di Sorrentino, Enrico Mele, corrispondente del ‘Giorno’, l’industriale Francesco Chillino, l’avv. e giornalista Nicola Bernardini (1860-1927) con la moglie Emilia Macor (1865 -1926), la prima donna giornalista nota salentina.

     Dopo la colazione, la scrittrice manifestò il desiderio di visitare il Museo Provinciale, dove ebbe modo di ammirare, sotto la guida del direttore prof. Giovanni Guerrieri, tutti i reperti archeologici e i dipinti che esso conservava. La scrittrice espresse al direttore il suo compiacimento per tutto ciò che ebbe a vedere e rimase soprattutto commossa dinanzi ad un recente dono pervenuto al Museo: quello dell’elmetto intriso di sangue del tenente dei Cavalleggeri di Lodi, Ugo Granafei dei marchesi di Serranova (1878-1911), caduto da eroe qualche mese prima nella battaglia di Sciara-Sciatt, nell’oasi di Tripoli.

     Dal Museo si recò poi nella villa Garibaldi, dove ammirò i busti dei salentini illustri, soffermandosi a discorrere più a lungo con lo studioso vaniniano, avv. Francesco Rubichi (1851-1918), e con gli altri accompagnatori davanti a quello del filosofo di Taurisano, Giulio Cesare Vanini (1585-1619).


Matilde Serao con il marito Edoardo Scarfoglio in gioventù.

     Alle 19,00, all’Hotel Patria fu offerta alla scrittrice una cena di 40 coperti, alla quale parteciparono, tra gli altri, il sindaco di Lecce, cav. Egidio Aprile, il prefetto comm. Luigi Zazo, il colonnello del 47° cav. Di Gennaro, il presidente dell’Associazione della Stampa, avv. Francesco Morea, l’avv. Antonio Dell’Abate.

     Seguì alle 22,00 il ricevimento all’Associazione della Stampa dove, fra le altre, erano a riceverla la signora Nina Morea, consorte del presidente, Elisa Daniele-Zaccaria, Feliciana Fumarola. E, fra gli uomini, l’on. Fumarola, il presidente della Deputazione Provinciale comm. Domenico Daniele, il conte Amilcare Foscarini, il duca Luigi Lopez y Royo, il direttore provinciale delle Poste cav. Alfonso Bonocore, il cav. ing. Gaetano Marschiezck, il preside del Regio Liceo e del Convitto Nazionale cav. Domenico Grue, e tanti altri.  Mentre il concerto militare nel giardino del Circolo eseguiva pezzi del miglior repertorio musicale italiano, venivano offerti con profusione spumoni, dolci e liquori finissimi della rinomata ditta Giancane.

     Lunedì mattina, all’Hotel Patria, per espresso desiderio della Serao, Nicola Bernardini presentò tutti i giornalisti leccesi, oltre a moltissimi altri ammiratori della scrittrice.

     Alle 13,00, nel palazzo della Prefettura, il prefetto Zazo offrì un pranzo in onore dell’illustre signora, servito dalle cucine dell’Hotel Risorgimento. Fu offerto un ‘buffet’ perfetto in ogni più piccolo e delicato dettaglio: ‘Chou al cioccolato e alla crema’, ‘Chou di carne’, ‘Petits pates’, ‘Sandwichs assortiti con caviale’, ‘Galantina di pollo’, ‘Filetto allo spiedo’, ‘Noce di vitello glassato’, ‘Aragosta con maionese’, ‘Pesce’, ‘Prosciutto cotto e crudo’, ‘Mozzarelle d’Arneo’, ‘Svizzero’, ‘Provolone’, ‘Fragole’, ‘Albicocche’, ‘Vino Capri rosso e bianco’, ‘Vino Corvo di Salaparuta’, ‘Champagne Moet’, ‘gelato’, ‘liquori’.

     La scrittrice, col treno delle 15,15, partì per Taranto, salutata da un nutrito stuolo di nobildonne e gentiluomini, che sino all’ultimo momento vollero manifestarle la loro ammirazione e la loro simpatia.

APPENDICE I

COME LA STAMPA LECCESE ACCOLSE LA NOTIZIA DELLA VENUTA IN CITTA’ DI MATILDE SERAO

     Matilde Serao a Lecce. Un alto avvenimento letterario e mondano si prepara, amica lettrice; uno di quegli avvenimenti che rimangono impressi per sempre nella mente, per la gioia squisita che avvinse e riempì l’animo nostro; un avvenimento che formerà la pagina d’oro della cronaca cittadina del mese prossimo entrante: Matilde Serao, la romanziera fine e suggestionante, i cui libri, da l’indimenticabile “Cuore Infermo” al bellissimo “Evviva la vita”, si fanno leggere d’un fiato, con interesse sempre più intenso, perché viva tumultua nelle pagine affascinanti la lotta delle anime, maliosa vibra la nota della passione; la conferenza squisita em geniale, acclamata da tutti i pubblici d’Italia, a cui la eletta signora parlò di quanto è più nobilee santo nella vita, in una forma non mai superata; la creatrice della cronaca mondana, cedendo alle insistenti, squisite premure della esimia Presidentessa dell’Istituto per Ciechi – la gentile e nobile signora donna Dolores y Royo Mayro di Taurisano – ha accettato di ripetere anche a Lecce, nella 1a  quindicina di giugno, la sua alata conferenza: “Evviva la guerra”, tenuta all’Associazione della Stampa di Roma, dove suscitò il più schietto entusiasmo. Matilde Serao dirà le sue nobili ed elevate parole nella Sala Dante (poi si decise il teatro Politeama, n.d.r.): l’ingresso sarà a pagamento, poiché l’introito verrà devoluto a favore dell’Istituto dei Ciechi.

     Lecce colta e gentile accorrerà in un mirabile slancio ad ascoltare la luminosa conferenza della illustre scrittrice, e sarà un trionfo d’intellettualità, di grazia, di eleganza, certamente. (La Democrazia del 10 giugno 1912)

***

     Matilde Serao a Lecce.  Questa mattina alle ore 11, nel Politeama, Matilde Serao, l’insigne scrittrice napoletana, dirà la bellissima conferenza Evviva la Guerra!, ch’è tutto un inno traboccante di patriottico lirismo al coraggio, al valore, all’eroismo del nostro esercito.

     Da Venezia a Milano, da Palermo a Catania, da Firenze a Bari, Matilde Serao ha trascinato il pubblico più eletto, più scelto, con la sua parola calda e affascinante all’applauso più entusiastico.

     E noi siamo sicuri che anche a Lecce la grande scrittrice sarà festeggiata degnamente da quanti ammirano la sua forte intelligenza, la sua arte possente, la sua produttività letteraria instancabile.

     Matilde Serao da Lecce si recherà a Taranto, dove martedì ripeterà la conferenza, da Taranto farà ritorno a Napoli il 19 corr., per preparare una sua lettura al Politeama.

***

     A proposito di questo avvenimento non possiamo non rilevare la scorrettezza di avere alla sordina collocato palchi e poltrone, e quando degli uni e delle altre se ne è fatta la scelta e l’assegnazione, si sia pubblicato il manifesto annunziante la conferenza, avvertendo che i palchi erano tutti esauriti, che di poltrone rimanevano disponibili soltanto venti, e che il gran pubblico non aveva a sua disposizione che sedie comuni e posti nel loggione!

     Il malcontento di una gran parte della cittadinanza, quindi, è giustificatissimo, e molte persone per bene devono rinunziare al piacere di ascoltare l’illustre scrittrice, non avendo potuto, a tempo debito, procurarsi il posto che desideravano.

     E chi non ha voluto rinunziare al diletto di assistere alla conferenza, ha dovuto adattarsi al posto che altri gli hanno assegnato! (La Provincia di Lecce del 16 giugno 1912)

APPENDICE II

Matilde Serao (a sinistra) con l’attrice Eleonora Duse

COMMENTI DELLA STAMPA LECCESE SUL DISCORSO DELLA SERAO AL POLITEAMA

     «[…] Per oltre un’ora il pubblico è rimasto preso di viva ammirazione, di profondo compiacimento, di godimento intenso, dinanzi alla parola fluente, insinuante che sgorgava come uno zampillo d’acqua limpidissima da una fonte inesauribile.

     ‘Evviva la guerra!’ è tutto uno slancio di lirismo patriottico, nazionale; è un’elegia al valore italiano, all’eroismo degli ufficiali, all’abnegazione di quanti hanno dato e danno l’opera loro, il loro danaro, per l’impresa che ha rinnovato, rinverdito leggende di eroismo di nostra gente.

     ‘Evviva la guerra!’ è un inno alla fortezza delle madri, delle spose italiane, che non imprecano, che non piangono, ma che con animo sereno, fidente, benedicono i loro allegri figliuoli che partono, i loro sposi che forse non torneranno più, ma che vanno a dare certamente una prova del loro coraggio, della loro preparazione, della forza, della potenza, della solidarietà della nazione e del popolo italiano.

     E tutto ciò detto in una forma smagliante, veemente, con convinzione sincera quale può averla una madre che, come Matilde Serao, ha tre figli sul teatro della guerra, due che seguono i combattimenti come giornalisti e ne dividono le ansie e i pericoli e uno ch’è fra i combattenti stessi, umile soldato.

     Quando fra qualche giorno la poderosa conferenza di Matilde Serao sarà data alle stampe in 50.000 esemplari e diffusa in tutta Italia, coloro che non hanno avuto la fortuna e il piacere di ascoltarla dalla viva voce dell’insigne scrittrice fremeranno di entusiasmo per i nobili ideali, per gli altissimi sentimenti che l’hanno ispirata.

     Il pubblico leccese, tutto in piedi, fece a Matilde Serao una vera orazione, della quale rimase profondamente commossa per avere avuto una nuova conferma ch’essa ha interpretato il pensiero di tutta la nazione da Venezia a Palermo, da Firenze a Bari, da Roma a Lecce […]». (“La Provincia di Lecce” del 18 giugno 1912).

***

          «[…] E l’ora d’intellettualità impareggiabile trascorse come un minuto. E la conferenza, animata tutta dall’ amor di patria più ardente, fu gustata in tutte le sue bellezze, in tutte le sue delicatezze, in tutte le sue sfumature, in tutte le armonie e le carezze seducenti di stile e di forma proprie della grande scrittrice; fu gustata tutta, dal principio alla fine: dal pio saluto rivolto ai caduti in Libia, ufficiali e soldati, ai quali si deve se ora si può esaltare la guerra, dalla descrizione colorita, viva, efficace dell’impressione destata negli animi di tutti gl’italiani all’annunzio della guerra, sullo scorcio del settembre passato; dal quadro delineato a linee grandi e robuste del risveglio delle grandi virtù nel sangue latino, che, da anni, parean troppo sopite, dell’affratellamento di tutte le volontà per sostenere l’onore italiano, della entusiastica emulazione negli atti di coraggio, di valore, di sacrificio, d’eroismo in guerra; della virtù sublime delle madri e delle spose che hanno in Libia i loro cari, e di quelle che li hanno perduti laggiù, fino alla chiusa in cui è un quadro tenero e commovente del ritorno in patria, alle caserme, alle case, e dei dì lontani, in cui, di questa guerra gloriosa si racconterà da chi la combatté ai nuovi italiani; e fu coronata da un applauso lungo, entusiasta, del pubblico femmineo, del pubblico maschile, in piedi, tutto in piedi, che la donna illustre accolse commossa, inchinandosi ripetutamente, con un largo sorriso». (“Corriere meridionale”, numero del 20 giugno 1912).

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2 risposte a 16 giugno 1912: la visita di Matilde Serao a Lecce per la conferenza “Evviva la guerra” sul conflitto tra Regno d’Italia e Impero Ottomano per la conquista della Libia

  1. Il racconto di Roberto Orlando restituisce con eleganza l’atmosfera colta e mondana della Lecce di inizio Novecento, intrecciando memoria storica e protagonismo femminile. Molto bello.

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