I resti di Babele 34. Quelle 1001 foto d’autore che fermarono la storia

Un libro per l’estate

 di Antonio Errico

Non è un libro da portarsi sotto l’ombrellone. Proprio no.  Si tratta di 960 pagine. Pesa.  Ma per qualche serata in cui si riesce a sfuggire al rumore dell’estate che arriva da ogni dove, può andare bene. Benissimo. Titolo: 1001 fotografie da vedere nella vita, a cura di Paul Lowe con prefazione di Fred Ritchin; versione italiana a cura di Chiara Valentina Mattioli; edizioni Atlante Srl. In queste 1001 fotografie scorrono 150 anni di storia. Ad ogni lettore alcune di esse rimarranno nella memoria, per le più diverse ragioni. Anche per una suggestione, un’associazione. Un richiamo. Per una di queste ragioni, vorrei segnalarne tre. La prima: Una paziente del manicomio della contea di Surrey (1855) di Hugh Welch Diamond.  Mi viene in mente un romanzo  di Mario Tobino, quella sorta di diario poetico e angoscioso che si intitola  Le libere donne di Magliano. Tobino, che fu psichiatra in vari manicomi,  voleva  dimostrare “che i matti sono creature degne d’amore”. Che dovevano essere trattati meglio, vestiti meglio, nutriti meglio; che si doveva prestare più attenzione alla loro vita spirituale, alla loro esistenza, al loro essere uomini fatti di carne e di pensiero: anche di un pensiero deragliato.

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