di Antonio Devicienti

Nel punto più alto della Biblioteca Municipale di Oslo c’è un ambiente che si chiama “Biblioteca del futuro”: è uno spazio curvilineo costruito esclusivamente in legno e che contiene delle fessure orizzontali in ognuna delle quali ogni anno, a partire dal 2014, viene collocato il manoscritto di un autore o di un’autrice che resterà sotto vetro (sarà visibile soltanto il nome di chi l’ha scritto e il suo titolo) fino all’anno 2114, allorché le nicchie verranno aperte e i manoscritti pubblicati e quindi resi noti a chi vorrà leggerli.
La vera materia con cui Katie Paterson, l’artista che ha concepito, progettato e realizzato la biblioteca, è, più che il legno e lo spazio concreti, il tempo e, direi, la fiducia in un futuro in cui ancora si leggerà, in cui sarà finalmente realizzato il rispetto per la natura: il legno impiegato è quello di alberi che sono stati subito sostituiti da altre giovani piante che, dopo cento anni dalla costruzione della biblioteca, saranno a loro volta alberi viventi e benefici.
Trovo molto bella l’equazione tra albero e libro, tra custodia e il suo essere affidata al futuro, tra biblioteca e attesa.





























































