La vicenda dell’ex feudo di Santa Costantina (Crocifisso della Macchia), ubicato tra Casarano, Ruffano e Taurisano

di Roberto Orlando


Veduta parziale dell’ex feudo di S. Costantina.

     Il feudo di Santa Costantina, così detto per la presenza di un antico luogo di culto rupestre intitolato a Santa Costanza (Costantina, 318-354), figlia di Costantino I il Grande (274-337) e di Flavia Maxima Fausta (289-326), era denominato anche “Caprarica seu santa Costantina” nei documenti del sec. XVI, in seguito noto come Crocifisso della Macchia, per via di un affresco riproducente un veneratissimo Crocifisso in una grotta del medesimo luogo rupestre.

     Il territorio del feudo si estendeva, fino al 2 agosto 1806, giorno in cui Giuseppe Bonaparte (1768-1844) emanò le leggi eversive della feudalità, tra i feudi di Casarano, Taurisano, Ugento e Ruffano, dall’insediamento monastico del “Crocifisso della Macchia”, a nord, in territorio di Ruffano, fino alla chiesa paleocristiana detta di San Donato, in territorio di Taurisano, a sud, per una lunghezza di poco più di due chilometri ed una larghezza massima di appena uno. Sulla base di una carta topografica dell’ex feudo redatta il 17 giugno 1838 da Francesco Baglivo, “perito apprezzatore agrimensore” di Galatina, è possibile ricostruirne i confini con precisione e le caratteristiche territoriali.

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