La vicenda del sepolcro della nobile famiglia Camposampiero nella Basilica di Sant’Antonio di Padova

di Rocco Orlando

     I Camposampietro sono una nobile famiglia padovana che ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende venete del XIII secolo.

     La famiglia è conosciuta storicamente come Casa Camposampiero del Leon in quanto lo stemma che la contraddistingue è un leone d’oro rampante su sfondo azzurro.

     L’origine della casata è incerta: per alcuni era originaria della Marca Trevigiana dove si era insediata durante il regno di Berengario I (888-924); altri dicono che fosse di origine germanica e che sia arrivata in Italia al seguito dell’imperatore Enrico II, all’inizio dell’ XI secolo. Il sovrano investì il capostipite di un feudo intorno a Camposampiero, da cui la famiglia prese il nome. Dal capostipite si arriva a Tiso VI, detto anche Tisolino o Tisone, nato a Padova nella seconda metà del XII secolo e morto tra il marzo e il 13 giugno del 1234.   A Padova possedeva un ricco patrimonio che nel 1215 vendette al Comune che in quella sede costruì il palazzo della Ragione; del vecchio palazzo dei Camposampiero rimane la “Torre degli Anziani” detta anche “Torre  Bianca”, che nel corso dei secoli ha avuto diversi restauri e che  fa parte della sede del Comune.

     Nel 1228 ci fu uno scontro diretto tra Tiso Camposampiero e Ezzelino da Romano, che si era impadronito del castello di Fonte, possesso dei Camposampiero, ed aveva fatto prigioniero il nipote di Tiso, un bambino di tre anni chiamato Guglielmo, figlio di Giacomo, a sua volta figlio di Tiso VI: probabilmente Giacomo era  già morto nel 1228, anche perché non è riportato alcun suo intervento per la liberazione del figlio Guglielmo, prigioniero di Ezzelino.

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