Archivi categoria: I resti di Babele di Antonio Errico

I resti di Babele 52. Le Poesie della vicinanza: Marino fra l’Io e l’Altro

di Antonio Errico Poesie della vicinanza: le chiama così; e si capisce subito, dai primi versi, dalle prima parole, dalle prime figure della memoria, le prime scene di un giorno qualunque, di quale vicinanza dica Mauro Marino, di quale prossimità, … Continua a leggere

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I resti di Babele 51. Pasolini, la poesia sincera e autenticamente civile

di Antonio Errico Il primo di novembre del Settantacinque veniva di sabato. Pasolini pranzò in casa con la madre. La sera andò a cena al Tiburtino. All’alba il suo corpo straziato fu ritrovato in uno sterrato dalle parti dell’Idroscalo di … Continua a leggere

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I resti di Babele 50. L’omu di multiformi ngignu. Camilleri tra jazz e memoria

di Antonio Errico Probabilmente, Gabriele D’Amelj Melodia ha letto ogni libro di e su Andrea Camilleri. Se non proprio tutti, comunque molti, moltissimi, e tutto quello che ha letto lo ha elaborato criticamente nelle 142 pagine del suo Uno studio … Continua a leggere

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I resti di Babele 49. Quei musei di Puglia che raccontano il presente

di Antonio Errico Diceva Tommaso Fiore nelle prime pagine di Un popolo di formiche che “Anzitutto la Puglia è un’espressione archeologica”, che è conosciuta non tanto per i suoi sforzi di redenzione economica ma per il suo passato “bello o … Continua a leggere

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I resti di babele 48. Gianluca Virgilio, l’arte sapiente di ricomporre i frammenti della nostra storia

di Antonio Errico C’è un edificio smisurato con innumerevoli finestre. Da ogni finestra si vede una parte del paese, una parte del mondo. C’è un uomo che guarda dalle finestre e scrive sul taccuino quella parte di paese, di mondo … Continua a leggere

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I resti di babele 47. La bellezza non spendibile che forma il nostro pensiero

di Antonio Errico A parte l’incantamento che produce, la Cappella Sistina non serve  a niente; non servono a niente Mozart, Dante, e meno ancora serve Virgilio, e ancora meno serve Omero. Non si possono consumare, e noi vogliamo un sapere … Continua a leggere

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I resti di Babele 46. Merini e Pierri, la ballata di un amore che consuma

di Antonio Errico Lui si chiamava Michele Pierri, nato a Napoli al tramonto dell’Ottocento: medico, poeta, in Taranto. Lei si chiamava Alda Merini. Di lei si può dire poco, ormai. Quasi niente.  Di lei si sa molto, ormai, dice Silvano … Continua a leggere

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I resti di Babele 45. Franco Melissano, la semplicità che racchiude un mistero

di Antonio Errico Può essere virtù connaturata oppure conquistata giorno dopo giorno, minuto per minuto, parola per parola. La semplicità della scrittura pretende artigianato, lavoro di lima, movimenti a levare, leggerezza e profondità allo stesso tempo, ricerca di nitore, consistenza … Continua a leggere

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I resti di Babele 44. Il mondo è una nave in pericolo. Salvare i bambini e il futuro

di Antonio Errico Dice l’Unicef che nel 2024 l’impatto dei conflitti armati sui bambini di tutto il mondo ha raggiunto livelli record devastanti. Quando saranno resi noti i dati relativi al 2025, con molta probabilità, con molta certezza, il record … Continua a leggere

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I resti di Babele 42. Salvatore Toma, ragioni e passioni di una poesia

Un libro per l’estate di Antonio Errico Ci sono esistenze che sembrano avere una sola ragione, una sola passione. Con quella ragione, con quella passione si sviluppano, maturano, invecchiano. (Se invecchiano). L’esistenza di Salvatore Toma aveva una sola ragione e … Continua a leggere

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I resti di Babele 41. Pensieri e parole per raccontare la complessità delle storie

Un libro per l’estate di Antonio Errico Era un pomeriggio d’estate. C’era una rotonda sul mare. C’era un juke box e un ragazzo di sedici anni.  Con cento lire, lo spazio della rotonda si riempì di tre canzoni. La prima … Continua a leggere

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I resti di Babele 38. Gli anni Sessanta tra mito e realtà. Viaggio nella storia d’Italia

Un libro per l’estate di Antonio Errico Forse furono favolosi, oppure forse no. Forse furono realtà, forse furono illusione, furono gli anni del boom, furono quelli dell’emigrazione, avevano colori chiari, scuri, chiaroscuri.  Ma furono anni di passaggio verso la modernità … Continua a leggere

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I resti di Babele 37. E Camilleri si fece indovino per scavare oltre il buio

di Antonio Errico  Andrea Camilleri: un ricordo, una sera. La voce arrochita che pareva provenisse dall’antro di una antichità misteriosa. Le parole scandite che s’inchiodavano nell’aria.  Le mani che si aprivano e si congiungevano. Le braccia che si stendevano ad abbracciare … Continua a leggere

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I resti di Babele 35. “I Quasi adatti”, perché leggerlo può cambiare la nostra vita

Un libro per l’estate di Antonio Errico Molti conoscono Il senso di Smilla per la neve di Peter Hoeg, quantomeno per la versione cinematografica che ne ha fatto Bille August nel 1997. Ma probabilmente non sono in tanti, o forse … Continua a leggere

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I resti di Babele 34. Quelle 1001 foto d’autore che fermarono la storia

Un libro per l’estate  di Antonio Errico Non è un libro da portarsi sotto l’ombrellone. Proprio no.  Si tratta di 960 pagine. Pesa.  Ma per qualche serata in cui si riesce a sfuggire al rumore dell’estate che arriva da ogni … Continua a leggere

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I resti di Babele 33. Paola Scialpi. Il tempo come opera d’arte

di Antonio Errico      E’ come mettersi su una soglia tra presente e passato e guardare le scene essenziali di un’esistenza che scorrono una dopo l’altra: nitide, ordinate. Leggere.  E’ come ritrovare nelle forme dell’arte il lievito semantico di ogni stagione, … Continua a leggere

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I resti di Babele 32. Luigi Scorrano. Il rigore del critico, la memoria del poeta

 di Antonio Errico      Per memoria. Luigi (Gigi) Scorrano. Quando si è trovato a dare di sé una definizione, si è definito così: un semplice lettore. Ma lui è stato un lettore del tipo che intendeva Gianfranco Contini, uno che “ausculta” … Continua a leggere

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I resti di Babele 31. Girolamo Comi, la poesia che sfiora l’universo

di Antonio Errico Se Vittorio Bodini graffia  la pelle con le sue parole rigonfie di figure che risalgono dalla memoria, dal sogno, dall’abisso del significato; se Vittorio Pagano provoca vertigini con i suoi versi che girano e girano, si avvoltolano, … Continua a leggere

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I resti di Babele 30. Libri, tanti i fondamentali a partire da quelli mai letti

di Antonio Errico D’altra parte, può darsi pure che avesse ragione Gustave Flaubert quando in una lettera a Louise Colet, scriveva: come saremmo colti se conoscessimo bene soltanto cinque o sei libri. Allora cinque o sei libri possono bastare anche … Continua a leggere

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I resti di Babele 29. Disintegrare il vecchio lessico per azzardare nuove metafore

di Antonio Errico Cambiano i luoghi, e le storie di quei luoghi. Il Salento cambia la sua fisionomia, il modo di confrontarsi con se stesso, con l’Europa, con il Mediterraneo. Cambiano i suoi paesi, le sue città, le esistenze di … Continua a leggere

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