Sugli scogli 1. Aguglie a iosa

di Nello De Pascalis

          Il mare la soggiogava da gennaio a gennaio, ma della pesca (tecnica e cattura) era totalmente a digiuno; poi, apprese le nozioni più elementari, ne fu totalmente posseduta. Non avendo impegni lavorativi, si concedeva qualche ora di sonno in più, specie nei mesi autunnali e d’inverno, e spesso mi rimproverava le mie levatacce, ma la passione della pesca diventava sempre più incontrollabile e, messe da parte le vecchie abitudini, Maria cominciò ad amare l’aria frizzante dell’alba e il mare anche in funzione della pesca. Le sue incombenze di primo mattino erano quelle di accudire alla casa e preparare qualche cosa da trovare pronta al rientro; e noi si tornava affamati, stanchi e affamati. Una conversione totale le sua, che spesso la portava a fare riflessioni a voce alta: “Alzarmi alle prime luci, dedicarmi ai fornelli in orari impensabili, ‘sentire’ la pesca come qualcosa di appagante….. chi mai lo avrebbe immaginato?”. La sua metamorfosi meravigliava anche me; ero contento di condividere con lei la grande passione della mia vita, una volta persi gli amici più cari.

          Andavamo a pesca quasi tutti i giorni, dimenticando il resto del mondo. Bello nella vita di coppia camminare assieme, avere affinità di gusti e di mete; se tutto questo non dà felicità, quanto meno fa sentire un intimo benessere che le somiglia.

Questa voce è stata pubblicata in I mille e un racconto e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *