di Maurizio Nocera

«Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente!»
Giacomo Matteotti, Discorso alla Camera dei deputati (30 maggio 1924)
Del delitto di Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924), soprannominato “Tempesta” per il suo carattere battagliero, parlamentare del collegio di Ferrara dal 1919 al 1924.
Forse a qualche storico è sfuggito quanto il periodico di Antonio Gramsci, «l’Ordine Nuovo», scrisse a proposito dell’assassinio del segretario del Partito Socialista Unitario:
«La disgregazione sociale e politica del regime fascista ha avuto la sua prima manifestazione di massa nelle elezioni del 6 aprile [1914] Il fascismo è stato messo nettamente in minoranza nella zona industriale italiana, cioè là dove risiede la forza economica e politica che domina la nazione e lo Stato. Le elezioni del 6 aprile, avendo mostrato quanto fosse solo apparente la stabilità del regime, rincuorarono le masse, determinando l’inizio di quella ondata democratica che culminò nei giorni immediatamente successivi all’assassinio dell’on. Matteotti e che ancora oggi caratterizza la situazione. Le opposizioni avevano acquistato dopo le elezioni un’importanza politica enorme; l’agitazione da esse condotta nei giornali e nel parlamento per discutere e negare la legittimità del governo fascista operava potentemente a disciogliere tutti gli organismi dello Stato controllati e dominati dal fascismo, si ripercuoteva nel seno dello stesso Partito Nazional Fascista, incrinava la maggioranza parlamentare. Di qui la inaudita campagna di minaccio contro le opposizioni e l’assassinio del deputato unitario. […] Il delitto Matteotti dette la prova provata che il Partito fascista non riuscirà mai a diventare un normale partito di governo, che Mussolini non possiede dello statista e del dittatore altro che alcune pittoresche pose esteriori: egli non è un elemento della vita nazionale, è un fenomeno di folklore paesano, destinato a passare alle storie nell’ordine delle diverse maschere provinciali italiane più che nell’ordine dei Cromwel, dei Bolivar, dei Garibaldi. L’ondata popolare antifascista provocata dal delitto Matteotti trovò una forma politica nella secessione dall’aula parlamentare dei partiti di opposizione. L’assemblea delle opposizioni divenne di fatto un centro politico nazionale intorno al quale si organizzò la maggioranza del paese: la crisi scoppiata nel campo sentimentale e morale, acquistò così uno spiccato carattere istituzionale; uno Stato fu creato nello Stato, un governo antifascista contro il governo fascista. » (v. «l’Ordine Nuovo». Rassegna settimanale di cultura socialista, a. I, n. 5, 1 settembre 1924, prima pagina. Reprint Teti Editore, Milano, 1976).