Saggi di critica della politica economica – Anno 2012

di Guglielmo Forges Davanzati

Crescita e casta i buchi neri del governo

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 7 gennaio 2012]

Da un Governo ‘tecnico’ ci si sarebbe aspettati provvedimenti di politica economica che avrebbero consentito il perseguimento del rigore dei conti pubblici. Le misure draconiane messe in atto – a partire dall’aumento dell’età pensionabile – non hanno determinato effetti significativi sui mercati finanziari, come testimonia il fatto che il differenziale fra rendimento dei titoli del debito pubblico italiani e bund tedeschi ha ripreso a crescere, proprio a partire da pochi giorni dopo l’insediamento del nuovo Governo. Ciò conferma il fatto che gli attacchi speculativi sui titoli del debito pubblico (non solo italiani) non sono motivati dalla scarsa “credibilità” dell’Esecutivo, ma da fattori che attengono ai c.d. fondamentali dell’economia (tasso di crescita, conti con l’estero, in primis) e al peso del settore pubblico sul PIL. L’esperienza storica mostra, infatti, che a seguito di attacchi speculativi sono state sempre messe in atto politiche di privatizzazione e che, proprio a ragione dell’urgenza di questi provvedimenti, il patrimonio pubblico privatizzabile è stato venduto a privati a prezzi di gran lunga inferiori a quelli realizzabili in condizioni di ‘normalità’.

E ci si sarebbe aspettati misure per la crescita, al momento affidate alle sole liberalizzazioni dei servizi. E’ davvero arduo pensare che, con la necessaria banalizzazione, l’aumento del numero di taxi possa avere effetti rilevanti sulla ripresa della crescita economica italiana. Peraltro, come da più parti messo in evidenza, le liberalizzazioni – se da un lato possono generare una compressione dei prezzi, per effetto della maggiore concorrenza – possono generare, per converso, crescente concentrazione nei settori liberalizzati. Ciò a ragione del fatto che le imprese di piccole dimensioni (si pensi soprattutto al settore del commercio al dettaglio e alla liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi) vedrebbero perdere quote di mercato a vantaggio delle imprese di più grandi dimensioni, che possono avvalersi di turni di lavoro non accessibili a imprese di piccole dimensioni, di norma, peraltro, a gestione familiare. Il che può generare gli effetti esattamente opposti a quelli che ci si attende: minore occupazione e prezzi più alti.

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