Manco p’a capa 22. Frank Zappa, un maestro pensatore


Prima di ogni altra cosa, Frank era un compositore di musica seria ma, dato che i compositori moderni non ce la fanno a sbarcare il lunario, rese “popolare” la sua inventiva musicale, per non essere costretto a dirigere la musica di altri (di solito morti da tempo).
In passato non c’erano registrazioni: nelle sale da concerto e nei teatri la musica era tutta dal vivo, ed era di solito eseguita o diretta da chi l’aveva composta. Musica di intrattenimento per i ricconi, come quella da camera, oppure per le cerimonie in chiesa, ma anche per il popolo, come l’opera. L’opera era popolare come ora lo è il festival di Sanremo. Mia nonna Anna, nata nell’Ottocento, andava al Carlo Felice di Genova a vedere le opere, ed era moglie di un portuale. Si appassionava alle storie, e ne cantava le arie più popolari. Poi, negli anni Cinquanta, con la televisione, arrivò il Festival di Sanremo, e sostituì l’Opera nell’intrattenimento collettivo. Quelle musiche di intrattenimento si cristallizzarono in “cultura classica”, riservata agli “intellettuali” che, di solito, inorridiscono all’attualità. Musica da zombies, direbbe FZ. Pensate se si continuassero a suonare, nei teatri e alla radio, le edizioni del festival degli anni Cinquanta, con replicanti che le rappresentano, e la musica di ora non fosse considerata “cultura” ma semplice intrattenimento di serie B, con una cesura tra la musica colta (invariabilmente dei morti) e quella popolare.

La musica di Zappa è bellissima da ascoltare, ma è anche altamente innovativa. Tanto da non essere facile da suonare. L’Ensemble di Pierre Boulez non riuscì a sonare correttamente alcuni suoi pezzi. Ero lì quando avvenne, nel 1984, e FZ iniziò a far suonare la sua musica da un computer. Ho assistito all’ultima rappresentazione di Yellow Shark, nel 1992, a Vienna. Avevamo appuntamento, per stare un po’ insieme. Ma Gail mi scrisse che Frank soffriva troppo ed erano tornati a Los Angeles. Gli telefonai, e Frank mi disse che non sarebbe più tornato in Europa. Me lo disse tranquillamente, senza drammi. The end is near. Sono stato diverse volte a casa sua… in Woodrow Wilson Drive, sulle colline di Hollywood. Morta anche Gail, la madre dei suoi figli, la casa è stata messa in vendita. L’ha comprata Lady Gaga. I figli hanno messo all’asta molte delle sue cose, incluso il disegno della medusa che gli dedicai, e che teneva sul suo tavolo da lavoro. Quando lo vidi lì pensai: lo ha messo per farmi vedere che ci tiene. Ma ho visto altre foto della sua postazione e il disegno era lì. È stato venduto per 750 dollari https://www.julienslive.com/m/lot-details/index/catalog/192/lot/82304/. Nella lettera in risposta alla mia, che gli diceva che volevo dedicargli una nuova specie di medusa, Frank mi disse che nulla al mondo gli avrebbe fatto più piacere di avere una medusa col suo nome. Ne ho ancora diverse, di specie nuove, nei cassetti. Magari per il suo ottantesimo compleanno avrei potuto regalargliene un’altra. Ma altri, dopo di me, gli hanno dedicato nuove specie: ragni, pesci, molluschi fossili, e anche un asteroide. Intanto, oggi, se lo volete celebrare per i suoi 80 anni, ascoltate tre pezzi, basta scrivere i titoli in rete: Watermelon in Easter Hay, Inca Roads, e G Spot Tornado.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 21 dicembre 2020]

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