Saturae VI

Poesie di Paolo Vincenti commentate da Gianluca Virgilio

Satiro danzante (IV-II sec. a. C.),
Museo del Satiro danzante, Mazara del Vallo.

Similitudine

Come nell’inverno quando piove una luce livida:

era l’incipit di una similitudine splendida,

degna quasi di Padre Dante, si parva licet

o almeno di un grande poeta, scilicet.

Come nell’inverno quando piove una luce livida:

tutta la lirica sarebbe stata splendida,

sta di fatto che non sono un grande poeta

e infatti me la sono scordata.

Rimpianto

Il poeta ha perso la memoria, Mnemosine, la madre delle Muse; a riprova che il Satirico motteggia anche sé stesso, senza riguardo. La “luce livida” dell’inverno gli è penetrata fin nelle ossa ed egli ora prova sulla sua pelle tutto il disincanto di una poesia che non rammenta più. Il secondo termine della similitudine, dimenticato, funge infatti da parte per il tutto, in sineddoche, e sta per l’intera poesia. Il Satirico rimpiange di non essere “un grande poeta” e termina la sua poesia con una dissonanza ben rappresentata, dopo tante rime baciate, dalla rima imperfetta poeta/scordata, e dalla rima interna stata/scordata. Tale rimpianto spiega bene lo spirito d’emulazione con la poesia satirica degli antichi presente in quasi tutte le poesie. Qui è “Padre Dante” ad essere evocato. Scusate se è poco!

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