Gesuiti salentini in America

di Francesco Frisullo e Paolo Vincenti

Le vicende risorgimentali costrinsero a più riprese i gesuiti alla fuga dall’Italia. In particolare, i gesuiti salentini, che interessano da vicino la nostra disamina, dopo aver vagato tra i collegi di Malta, Spagna, Francia, presero la via dell’America.

Occorre dire che l’ordine dei gesuiti risulta ab imis vocato ai viaggi e alle esplorazioni delle terre lontane. I figli di Ignazio più degli altri confratelli si rivelano cittadini del mondo, essi fin dal Cinquecento si disperdono per i cinque continenti e si spingono verso le terre selvagge con l’obiettivo di evangelizzare i popoli.

Tra i primi gesuiti italiani che dovettero lasciare l’Italia alla volta degli Stati Uniti troviamo Giuseppe Bixio (1819-1889) fratello del più noto Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi. Nel 1844 giunse negli Stati Uniti, nei territori delle Montagne Rocciose, il gesuita Michele Gil Accolti (1807-1878) che molte voci dicono erroneamente nato a Copertino, Lecce, ma che è in realtà originario di Conversano[1]. Gil Accolti nel 1851 a Santa Clara (California) fonda l’omonima Università che oggi si presenta come “The JesuitUniversity in Silicon Valley”, nel cui cimitero riposano anche i resti di Vito Carrozzini, missionario originario di Soleto. Una storia lunga e proficua, dunque, quella delle missioni gesuitiche italiane nel Nuovo Continente[2].

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