Il sogno futurista di “Mino” Delle Site (parte prima)

L’esperienza futurista pugliese così come è già stato osservato e ampiamente documentato è piuttosto corposa e «precoce»[3], su tutti l’apporto di Vittorio Bodini e del suo, seppur di breve durata, «futurblocco leccese»[4] un gruppetto futurista fondato «a Lecce nel 1932»[5], composto dallo stesso Bodini, “Mino” Delle Site, Giovanni Serrano, Ettore Dattilo, e dallo scultore “Mimmi” Stasi, fiancheggiati dal «giornalista Ernesto Alvino»[6] e dal toscano Elèmo D’Avila.

«Ero a buon punto – scrive Delle Site – quando Serrano, Alvino e Bodini mi sollecitarono di fare una manifestazione a Lecce perché, non bastava aver costruito il gruppo d’avanguardia artistica […] ma, occorreva dimostrare le attività artistiche del gruppo in tutte le sue forme, quindi, s’imponeva una mostra di pittura futurista»[7].

Bodini – scrive Delle Site in un suo articolo comparso su Mezzogiorno Turistico del 1971 – intervenne, in merito alla mostra leccese del febbraio 1933, con due articoli: il primo localmente su «La voce del Salento», il secondo sul settimanale romano «Futurismo». Marinetti stesso «volle onorare […] tanto il pittore che il suo presentatore» con un telegramma in cui scriveva «A Vittorio Bodini e a Mino Delle Site, a tutti i futuristi leccesi e alla mostra di plastica futurista Delle Site i miei fervidi rallegramenti e i miei affettuosi auguri di battaglia ad oltranza contro ogni passatismo. F. T. Marinetti»[8].

Ma a differenza di molti l’«itinerario futurista» di Mino Delle Site (Lecce, 1914-Roma, 1996) è stato eccezionale, un percorso artistico durato più di sessant’anni, unico nel suo genere, capace di rigenerare una corrente culturale già di per sé longeva, durò oltre un trentennio, ma ebbe ancor più lunga vita grazie all’artista salentino che la condusse, purificandola dalle scorie fasciste, sino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, segnando un continuum con il gruppo italiano della «Pop-art».

Il sogno futurista di essere una rivoluzione stilistica in grado di toccare ogni ambito di una società in fermento, infatti, finì con la morte del suo fondatore Marinetti (il 2 dicembre 1944), innescando però l’idea rivoluzionaria della forma, del colore e del movimento plastico nelle opere d’arte, ferme, secondo le idee di allora, allo staticismo figurativo-paesaggistico tardottocentesco.

In siffatta prospettiva evolutiva dell’arte il salentino Mino Delle Site si distinse sin da subito dimostrando d’essere una mente poliedrica; visse infatti la corrente marinettiana completamente, cimentandosi con «la scultura, l’illustrazione, la pubblicità e, sporadicamente, con la ricerca poetica»[9] e, lo vedremo più avanti, anche con la moda, rimanendone trasfigurato come uomo e come interprete. Aeropittore per antonomasia rappresentò fino al 1996, anno della sua scomparsa, l’anello di congiunzione evolutiva tra il vecchio e il nuovo, tra il futurismo dei primi del Novecento ed il concettuale di fine millennio.

Il «tentativo di superamento dei confini della realtà terrestre»[10], come scrive A. Lucio Giannone a proposito dell’«idealismo cosmico» teorizzato nel 1931 da Prampolini, fu condotto da Delle Site dinamicamente, «in direzione lirico-evocativa, con un raffinato cromatismo dal caldo timbro mediterraneo»[11]. Esemplari le opere frutto dell’esperienza avuta in «Florida a Marco Island», in cui l’autore concretizza la visione aerea intuitiva dall’oblò, «aerovisione», circoscritta dall’elemento esperienziale dell’ellisse, valore stilistico a lungo utilizzato da Delle Site, memore tanto dei dettami boccioniani della simultaneità e del dinamismo plastico, quanto di quelli del «Manifesto Tecnico della Letteratura Futurista», in cui si affermava: «non vi sono categorie di immagini, nobili o grossolane o volgari, eccentriche o naturali, l’intuizione non ha preferenze»[12].

Le intuizioni dellesitiane sono state perfettamente sintetizzate nella ricezione internazionale più recente della sua opera, l’appuntamento si è tenuto a Parigi, Venerdì 17 Maggio 2013, presso la nota Maison Ader-Nordmann, un’asta dal titolo suggestivo, «Atelier Mino Delle Site – Le dernier futuriste» – letteralmente, «Officina Mino Delle Site, l’ultimo futurista» – 195 lotti (realizzati in un arco temporale compreso tra il 1932 ed il 1992) in cui compaiono litografie, oli su tela, inchiostri su carta, disegni con mina di piombo, gouache su cartone, pastelli grassi, alcuni collage, un piatto ufficiale per la coppa del mondo del 1990, lo «Smoking antineutrale» del 1970 (lotto 114), testimonianza di come Delle Site si misurò anche con l’abbigliamento e la moda[13], e alcuni progetti di manifesti pubblicitari: particolarmente evocativi quello per il Salento del 1956, e quello per la Puglia databile circa al 1960. Prima di un’asta l’evento parigino è stato una vera e propria mostra retrospettiva, antologica, con tecniche e soggetti che spaziano in ogni ambito della cultura, proprio come l’ideale futurista della «dimensione globale del fare artistico».

Tra i lotti da sottolineare, perché costituiscono importanti prove riguardo l’incessante lavoro di ricerca dell’artista ci sono gli studi degli oblò (lotto 61), già accennati per quanto concerne la forma ricorrente negli anni 1965-1978; e poi la mai dimenticata passione tutta futurista per la macchina e la velocità, il lotto 73 intitolato La course del 1968, riprende proprio le tematiche futuriste del primo Novecento, adattandole al gusto più moderno della seconda metà del secolo, dove il concetto di forma accenna a scomparire, avvicinando l’opera al gusto originale della Pop-art; oppure gli studi che riprendono la tematica della conquista dello spazio (lotti 64, 101), naturale evoluzione dell’aeropittura, anche verso un’arte più concettuale: come l’opera Galaxie primitive sempre del 1968 (lotto 71), dove la scoperta di nuovi mondi – legata alle allora recenti missioni verso la luna – si perde tra il concetto di spazio infinito, di perdita e recupero delle origini, e quello di spazio finito della visione erotica ovoidale, probabile riferimento alle nostre origini terrene.

Sperimentazione continua e totalizzante, occhio sempre attento alle avanguardie e influenze artistiche reciproche con la Pop-art: è così che il Futurismo e la sua originaria idea di bellezza non morirono, insieme a quell’ideale osceno della «guerra sola igiene del mondo»[14], ma perdurarono nell’arte di Mino Delle Site e nel suo messaggio criptato di salvezza, perché è nell’Arte la salvezza degli uomini!

[In «il filo di Aracne», Anno XVI – N° 1, Galatina, gennaio/marzo 2021]


[1] Enrico Crispolti, “Tato futurista e aeropittore”, Rivista Militare, Fragmenta, 2011;

[2] AA. VV, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Vol. III, Tomo 2°, Paravia, Torino, 1994;

[3] A. Lucio Giannone, Letteratura e Futurismo in Puglia, in «Del nomar parean tutti contenti – Studi offerti a Ruggiero Stefanelli», Progedit, Bari, 2011;

[4] A. Lucio Giannone, Futurismo tra centro e periferia, in Ricognizioni Novecentesche – Studi di letteratura italiana contemporanea, Edizioni Sinestesie, Avellino, 2020;

[5] Ibid.;

[6] Ibid.;

[7] Mino Delle Site, Piccola cronistoria del futurismo salentino, in Mezzogiorno Turistico, a. 2°, n. 10-11, Gallipoli, 1971;

[8] Ibid.;

[9] A. Lucio Giannone, Itinerario di Mino delle Site, in Modernità del Salento – Scrittori, critici, artisti del Novecento e oltre, Congedo Editore, Galatina, 2009;

[10] Ibid.;

[11] Ibid.;

[12] AA. VV, Op. cit., Paravia, Torino, 1994;

[13] Lo «Smoking antineutrale» (1970) è un esempio tangibile, una lettura in chiave pop, degli studi condotti da Delle Site nel campo della moda, come le prove futuriste di “Giacca razionale” e di “Tuta tecnica”, maschile e femminile, della prima stagione (1933);

[14] AA. VV, Op. cit., Paravia, Torino, 1994.

Avvertenze: Per una piena comprensione del fenomeno futurista in Italia, in Puglia e nel Salento si rimanda il lettore allo studio della nutrita produzione saggistica giannoniana, che per ovvie ragioni editoriali è citata solo per una piccola parte.

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