La caduta della domanda globale alla radice della crisi bancaria

di Guglielmo Forges Davanzati

Nel 1933, in piena Grande Depressione, fu varato, negli Stati Uniti, il Glass Steagall Act, con l’obiettivo di porre un freno all’attività speculativa, distinguendo fra banche di credito ordinario e banche di investimento, anche mediante la costituzione di un fondo per le assicurazioni. Nel 2008-2009, l’amministrazione Obama non ha ritenuto di dover replicare questa distinzione (pure molto opportuna) e si è limitata a introdurre norme più severe per la tutela dei risparmiatori. Questa distinzione rinvia a discipline di regolamentazione più severe per le banche di investimento, ovvero per quelle che assumono rischi speculativi.

Sembra, al momento, temendo però di essere smentiti, che queste norme stiano solo parzialmente funzionando, e che quello che si sta facendo (ci si riferisce al sostanziale salvataggio pubblico di Credit Suisse) è più dovuto a interventi pubblici dettati da paura che da un ordinato e razionale quadro regolatorio.

La paura si chiama contagio, ovvero la possibilità che il fallimento di una banca (per esempio, la Silicon Valley Bank) trascini con sé il fallimento di altre banche, dunque la caduta degli investimenti privati e la recessione, come accaduto nel 2008. Vi è anche il timore che, come accaduto nella doppia crisi del 2008 e del 2012-2013, che la restrizione del credito e la necessità di aiutare banche fallite riduca il tasso di crescita e si trasformi in crisi dei debiti sovrani.

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