La “bella scola” di Aldo Vallone

di Gianluca Virgilio

Nel corso dell’ultimo quarto del XX secolo (dal 1972/1973 fino al 1986/1987), Aldo Vallone ha svolto la sua attività di docente presso l’Ateneo federiciano di Napoli. In quella sede, dunque, è naturale che si siano riuniti i suoi amici, ad un anno dalla morte, avvenuta il 23 giugno 2002, per rendergli onore nell’unico modo che si addice ad uno studioso, esaminando la sua varia produzione critica e letteraria. I risultati di questa riunione sono pubblicati in un bel libro collettivo dal titolo La “bella scola” federiciana di Aldo Vallone, con sottotitolo Storia dialettica della letteratura meridionale e critica dantesca nel secondo novecento, Giornata di studi – Napoli, 12 maggio 2003, a cura di Pasquale Sabbatino, con presentazione di Fulvio Tessitore, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2007, pp. 394, n. 7 della Collana Viaggio d’Europa Culture e letterature, diretta da Sebastiano Martelli e Pasquale Sabbatino.

Dopo la Presentazione di Fulvio Tessitore, il Saluto del Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Antonio V. Nazzaro, e quello del Direttore del Dipartimento di Filologia moderna dell’Università federiciana, Raffaele Giglio, il saggio d’apertura è affidato a Giancarlo Vallone, figlio di Aldo,  Aldo Vallone giovane, pp. 13-56 (Giancarlo apre e chiude il volume, giacché in conclusione aggiorna ed integra la Bibliografia cronologica degli scritti di Aldo Vallone (pp. 305-365), già edita da Leonardo Sebastio in P. Sabbatino, L. Scorrano, L. Sebastio, R. Stefanelli, Dante e il Rinascimento, Rassegna Bibliografica e studi in onore di Aldo Vallone., Firenze, Olschki, 1994, pp. 7-74), che si conferma qui come il primo esegeta del padre (si ricordi che Giancarlo ha curato gli Scritti Salentini e Pugliesi di Aldo Vallone (Mario Congedo Editore, Galatina, 2003, premettendovi un saggio dal titolo Storia e ricerca meridionale nell’opera critica di Aldo Vallone). Egli ricostruisce la giovinezza del dantista galatinese, dagli studi al Liceo “P. Colonna” di Galatina dei primi anni Trenta alle ricerche dantesche della fine degli anni Quaranta (“Forse è qui” scrive Giancarlo, “in Dante, che termina la giovinezza di Vallone” (p. 347), passando attraverso gli studi universitari a Firenze e a Torino e l’esperienza drammatica della guerra. Giancarlo segue tutto il curriculum paterno, senza dimenticare amici (Farinelli, Pézard, Pietrobono, ecc.) e nemici (“il nemico Russo” p. 346), alla fine congedandosi con parole nelle quali lo zelo dello studioso consuona con l’affetto filiale: “Ricordo sempre mio padre giovane, e non lo era; né so se questo è per virtù mia o sua. E poi, quando finisce la giovinezza? Forse, quando s’imbocca l’ultima via, quella che non s’abbandona più e nella quale s’è giovani sempre” (p. 348).

Questa voce è stata pubblicata in Letteratura, Recensione e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *