Andrea Donaera, Lei che non tocca mai terra

di Alessio Paiano

In Lei che non tocca mai terra, NN Editore, Milano 2021, Donaera cala il lettore in una dimensione in cui il Male non è solo concesso ma auspicabile, e riguarda indistintamente tutti i soggetti coinvolti. Se ogni autore mira a creare, più che una storia, un proprio universo, Donaera assimila perfettamente il magistero di quegli scrittori consapevoli del destino provvisorio di ogni singola (benché geniale) intuizione; fin dai tempi ormai remoti di Dostoevskij, Kafka e Poe, e ai più recenti García Márquez, Saramago e King, è l’agire la scrittura come serialità e non come eventualità a determinare un legame indissolubile tra lettore e autore. In tutti gli altri casi la singola opera può farsi caso epocale o generazionale, ‘giovani Holden’ che restano nella memoria di ogni tempo ma che si esauriscono come unica e ultima possibilità, perché l’universo autoriale si consuma nel personaggio e non viceversa. Donaera, dicevamo, mira evidentemente a consolidare una sua dimensione inestinguibile, e per farlo manipola ciò che gli è più vicino: la sua storia personale che qui emerge prepotentemente (tanto da evocare, durante un dialogo fra i protagonisti, il proprio nome e cognome) e il suo territorio d’origine, limitato stavolta alla sua città natale, Gallipoli. Più volte si è sottolineato come il Salento delineato da Donaera si discosti nettamente dall’intento turistico da cui è scaturita la svendita del suo immaginario, troppo spesso depredata nel dilettantismo bozzettistico e in quel cieco campanilismo che già Carmelo Bene in Nostra Signora dei Turchi (1966) denunciava come mero servilismo nei confronti di colonizzatori, a tempo determinato, di una terra ridotta a specchietto per turisti-allodole. Una nuova possibilità pare allora provenire da una nuova generazione di scrittori che mettono in discussione l’identità data e (ormai da troppo tempo) immobile: dall’ultimo Brucia l’aria di Omar di Monopoli (Feltrinelli, 2021) a Sangue di Giuda di Graziano Gala (Minimum Fax, 2021), insieme al nostro Lei che non tocca mai terra, la sfida è di rendere credibile una nuova tavolozza del territorio. Per questo, per comprendere davvero questo romanzo di Donaera, un legame andrà cercato non solo con i sempiterni maestri salentini (Bodini, Bene, Durante, Toma) ma con l’arte cinematografica più recente e preponderante, quella della serie tv: Lei che non tocca mai terra dialoga allora con Twin Peaks (come sottolineato più volte dallo stesso Donaera), ma anche con Stranger Things, Breaking Bad, Dark. È in questo tipo di serialità che il discorso narrativo si può ancora rinnovare inglobando linguaggi ed esistenze differenti, e non a caso i protagonisti del romanzo, tutti appartenenti alla categoria ‘Millennials’, sono in grado di deformare il senso classico del narrare mediante un eloquio vivo e sorprendente.

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