Memorie di Galatina. Mezzosecolo di storia meridionalistica e d’Italia 2. Il patto Gentiloni e l’Interdetto del 1913

di Giuseppe Virgilio

Leggiamo ne “La Civiltà cattolica” dell’11 febbraio 1930 il seguente brano tratto dall’Enciclica sull’educazione di Pio XI: “Tre sono le società necessarie, distinte e pur così armoniosamente congiunte da Dio, in seno alle quali nasce l’uomo: due società di ordine naturale, quali sono la famiglia e la società civile; la terza, la Chiesa, di ordine soprannaturale […]”. E’ l’estremo momento evolutivo della dottrina della Chiesa a partire dal patto Gentiloni del 1913, allorché il rapporto tra Chiesa e Stato fu codificato dall’accordo tra Giolitti e l’Unione elettorale cattolica che, avvalendosi dell’elettorato rurale, ha in quegli anni esteso la sua influenza, condizionando su questioni decisive di politica interna ed ecclesiastica l’intera classe dirigente liberale. I contraenti del patto si sono impegnati a rispettare sette punti, tutti tendenti a far maggior posto alla Chiesa nella società civile ed a spostare su una piattaforma conservatrice-nazionale la linea del partito liberale contro la massoneria, il laicismo e l’anticlericalismo.

C’era tuttavia una riserva: l’alleanza elettorale dei candidati liberali coi cattolici poteva anche non essere pubblicamente rivelata e l’appoggio dei cattolici organizzati poteva essere dato anche a candidati che non menzionassero i sette punti del patto che quei medesimi candidati con dichiarazione scritta e segreta si erano impegnati a sostenere una volta eletti.

Rispetto alla concezione hegeliana della società civile come contenuto etico dello Stato, e cioè come egemonia politica e culturale di un gruppo sociale sull’intera società, per i cattolici la società civile medesima, che tuttavia è puramente storica e contingente, è società perfetta, perché ha in sé tutti i mezzi per raggiungere il proprio fine, che è il bene comune temporale, e quindi essa ha la preminenza sulla famiglia, che è società imperfetta perché non ha in sé tutti i mezzi per il proprio perfezionamento. La società veramente perfetta perciò è la Chiesa, di ordine soprannaturale ed universale, suprema nel suo ordinamento e nel suo fine, che è la salvezza eterna degli uomini. Il lettore si avvede che teoricamente la concezione medioevale è riattualizzata in pieno.

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