Memorie di Galatina. Mezzosecolo di storia meridionalistica e d’Italia 5. Il plebiscito fascista del 24 marzo 1929

di Giuseppe Virgilio

Nel 1929 giunge alla sua fase suprema in Italia lo squilibrio tra l’aumento della capacità produttiva che la guerra del 1915-1918 ha provocato e la diminuita capacità di assorbimento del mercato interno ed internazionale. Le masse lavoratrici vedono esaurirsi la spinta ad un radicale rinnovamento sociale mediante l’attacco ai loro salari, ai loro livelli di vita ed ai loro diritti sindacali. Le classi dominanti, invece, escono dal loro isolamento che ha raggiunto la punta massima tra il 1920 e il 1924. Le radici della crisi del 1929 sono tutte qui. La crisi, difatti, coincide con una controffensiva del padronato e delle classi conservatrici, anziché con un’ondata rivoluzionaria. Il fascismo, ottenuta la pacificazione religiosa l’11 febbraio 1929 mediante i Patti Lateranensi costituiti da un trattato, da una convenzione finanziaria e da un concordato, si è costruita una cittadella concordataria e sfrutta l’enorme prestigio che gli deriva in Italia e all’estero, e il 24 marzo 1929 indice il plebiscito per legittimare se stesso e il regime.

Dal 1926 vige l’istituto autoritario del Podestà che ha sostituito quello democratico-liberale del Sindaco. A Galatina il primo Podestà è Domenico Galluccio. Alla Segreteria del fascio si succedono il prof. Gennaro Diso e l’ingegner Ruggero Congedo.

La città, dopo l’agitato periodo del 1922-1924, vive in una specie di trasognato languore, appena attenuato da una sofferta pensosità di pochi uomini di cultura. Il preside del Liceo Ginnasio “Pietro Colonna” è il prof. Oronzo Di Candia, proveniente dalla provincia di Bari. All’inizio dell’anno scolastico, puntualmente, si celebra la cerimonia dell’inaugurazione. Nel corridoio più largo o nell’aula più capace una rappresentanza delle famiglie degli allievi ascolta la conferenza del capo d’istituto o di un suo delegato. Ancora oggi si rammenta una dotta lettura del prof. Berardi, custodita nella nostra biblioteca comunale, dal titolo Polvere di cipria e polvere di guerra con allusione, rispettivamente, a Metastasio ed a Parini. Si vive in tempi in cui gli studi spettano a quei pochi che l’ingegno, il censo e l’affetto delle famiglie destinano al culto degli alti ideali. Gli altri, i fruges consumere nati, i barbatuli iuvenes sono totus ille grex Catilinae e, quasi che ridestino il grado più basso della coscienza, quello dell’animalità, vengono destinati all’aratro ed ai molteplici, utili mestieri.

Questa voce è stata pubblicata in Memorie, Memorie di Galatina di Giuseppe Virgilio, Storia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *