Inchiostri 59. La strada verso Oriente

di Antonio Devicienti

Quando nel gennaio del 2001 Charles Lloyd e Billy Higgins incidono nella casa del primo il doppio cd Wich Way is East (prodotto dalla ECM nel 2004) il secondo sa che potrebbe avere davanti a sé ancora poco tempo di vita; nel booklet allegato ci sono le foto in bianco e nero dei due musicisti e delle stanze della casa di Lloyd con gli strumenti musicali, nonché un lungo dialogo tra i due amici; sul finire Billy Higgins dice: «…this might be the last time we do this. It made me understand a lot of what I’m trying to do… but for us to be able to do it at the right time, in the right space…»

Tempo e spazio esatti, l’arduo coincidere di diversi elementi capaci di suggerire che quel momento in quel luogo è compiuto, preciso, addirittura necessario.

Questo è del comporre e dell’eseguire la musica, così come del disegnare e del dipingere, dello scrivere: una lunga, implacabile disciplina, un diuturno studio, amore per la vita, gioia e piacere nell’applicare disciplina e studio, concentrazione, volontà di cercare l’accordo con il respirare e con lo scorrere.

Non sono luttuose le parole di Higgins, al contrario: esse esaltano la preziosità di ogni attimo di vita e l’irrinunciabilità di progetti che sfidano le capacità dell’artista.

Il rischio sta nel cercare il tempo e lo spazio giusti e di fallire nell’impresa: ma l’eventuale fallimento non distoglie dal voler rischiare.

Higgins capisce sé stesso proprio nel fare e il suo fare è cercare e trovare l’esattezza (la giustezza: la compiutezza: la precisione: la necessità), il sorgere del sole sull’orizzonte.

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