Inchiostri 104. René Char al Louvre

Davanti al dipinto di La Tour ho aperto il quaderno e mi sono ripetuto le parole che so quasi a memoria:

MADELEINE À LA VEILLEUSE

Je voudrais aujourd’hui que l’herbe fût blanche pour fouler l’évidence de vous voir souffrir: je ne regarderais pas sous votre main si jeune la forme dure sans crépi de la mort. Un jour discrétionnaire, d’autres pourtant moins avides que moi, retireront votre chemise de toile, occuperont votre alcôve. Mais ils oublieront en partant de noyer la veilleuse et un peu d’huile se répandra par le poignard de la flamme sur l’impossible solution.

Poi ho provato a tradurre l’arduo Char:

MADDALENA ALLA LUCE DELLA LAMPADA

Vorrei quest’oggi che l’erba fosse bianca per poter calcare l’evidenza della tua sofferenza: non guarderei sotto la tua mano così giovane la forma dura, senza belletto della morte. Un giorno a discrezione altri tuttavia meno avidi di me ti sfileranno la camicia di tela, verranno ad occupare la tua alcova. Ma andando via dimenticheranno di spegnere la candela e un po’ d’olio si spanderà dalla lama della fiamma sull’impossibile soluzione.

Di che cosa è “avido” il poeta? Forse di quel suo voler vedere in profondità, di quel suo saper vedere la sofferenza della prostituta che più di molti altri conosce solitudini, ossessioni, inconfessabili vizi e desideri. La luce di candela di La Tour non si spegne (i clienti di Maddalena “dimenticheranno” di estinguerla), forse una “soluzione”, restando nell’umano, è impossibile. Ma che cos’altro abbiamo oltre al nostro umano? Ed è un umano capace di abbracciare molto così del soffrire come del gioire. La morte non è rimossa, è invece ben presente sotto la mano di Maddalena e quell’indimenticabile fiamma, mobile e viva, getta luce (ma anche ombre) sia sui libri che sul teschio, nel cuore dell’addensarsi della tenebra dagli angoli della stanza. Maddalena soffre, il poeta che contempla il dipinto, avviando quel colloquio diretto con la giovane prostituta, ne scorge l’umano dolore capace di trasfigurare le cose (l’erba che da verde diventa bianca). E quella fiamma, sempre presente nelle numerose altre versioni del medesimo tema dipinte da La Tour, spande luce e olio sulla soluzione impossibile, ché l’esistere umano possiede anche questo carattere, di traversare fasi impossibili a risolversi.

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