Su Una disputa settecentesca tra scienza gioco e dialetto di Donato Valli

di Antonio Lucio Giannone

Dopo avere esplorato per tanti anni, in lungo e in largo, la letteratura italiana otto-novecentesca, Donato Valli ha rivolto recentemente l’attenzione al primo Settecento studiando e pubblicando una singolare opera che contiene al suo interno uno dei primi testi in dialetto leccese finora completamente ignorato (Una disputa settecentesca tra scienza gioco e dialetto. Storia dellu mieru cunzatu cu lu gissu. “Storia del vino acconciato col gesso”, Università degli Studi di Lecce, 2006, pp. 132). Si tratta di un libretto di estrema rarità pubblicato a Lecce nel 1713 e ritrovato in una biblioteca privata di Manduria, che deriva probabilmente dall’assemblaggio di tre opuscoli differenti. L’autore o, per meglio dire, gli autori (almeno due) sono anonimi, anche se andrebbero ricercati tra i soci di una di quelle Accademie fiorite nel capoluogo salentino tra i secoli sedicesimo e diciottesimo, nelle quali si dibattevano argomenti di varia natura. Qui l’oggetto del contendere è rappresentato da un problema di tipo tecnico-scientifico, quello della “gessatura” del vino, un procedimento di produzione e conservazione ancora adesso in uso, ma la trattazione alterna disquisizioni specialistiche a stravaganti composizioni letterarie, in lingua e in dialetto.

            Questa pubblicazione infatti presenta nella prima parte un Ragionamento, in prosa, di un anonimo “dottor fisico”, in cui si sostiene con solide dimostrazioni la tesi della utilità di questa pratica enologica. Ad esso segue un Capitolo in terza rima, una sorta di “lezione di chimica in versi”, composto dallo stesso scienziato-poeta, nel quale emergono la sua vis polemica nei confronti di credenze superate ma anche una vena scherzosa e un evidente anticlericalismo. La seconda parte comprende invece una Dedica e un Dialogo, in cui prevalgono le tesi di coloro che vedevano nella “gessatura” del vino una sorta di manipolazione nociva, un vero e proprio attentato alla salute dei bevitori. Qui, a dire la loro, sono i tradizionalisti che si opponevano alle novità non solo in campo scientifico ma anche in quello linguistico e letterario, come dimostrano il linguaggio usato, prezioso ed erudito, e l’abbondanza di citazioni di autori classici,  anche in latino.

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